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Ste Thérèse d'Avila

Vivere in presenza di Dio con Maria dell’Incarnazione e con Frére Laurent della Resurrezione

“Cammina alla mia presenza e sii perfetto” dice Dio ad Abramo (Gn 17, 1-2).
Dio è in noi, basta esserne coscienti e guidare la nostra vita nella sua fiducia.
Tutte le nostre azioni possono essere condotte in amicizia adorante con questo Divino Compagno, Padre Creatore e Figlio incarnato.
Madame Acarie e Frére Laurent agiscono in tante occasioni pratiche con questo spirito di adorazione, d’umiltà, e di conformità alla loro missione di creature.
Tutto, ogni giorno, è per loro presenza di Dio e vita trasformata in questa presenza, qualunque siano le numerose sollecitazioni umane.

VIVERE IN PRESENZA DI DIO
CON
LA BEATA MARIA DELL’INCARNAZIONE, Carmelitana, (1566-1618)
E
FRA LORENZO DELLA RESURREZIONE, Carmelitano, (1614-1691)

Del padre Raymond COTÉ, carmelitano.

Cari fratelli e sorelle,

Prima d’entrare nel vivo del tema, mi sembra bene spiegare un po’ ciò che bisogna intendere per Presenza di Dio, e mostrarvi il posto importante che la pratica della Presenza di Dio occupa al Carmelo.
Quando dico Carmelo, penso certo ai miei confratelli carmelitani e alle mie consorelle carmelitane, ma anche alle migliaia di religiosi e di laici che sono vissuti e vivono di questa spiritualità carmelitana, nel pieno cuore del mondo.

Introduzione

La presenza di DioCette introduction doit beaucoup au livret « Présence à Dieu et à soi-même » du Père François de Sainte Marie, o.c.d, Paris, Le Seuil, 1943, p 9 et ss. è stata considerata da tutti i tempi come il grande tema di meditazione che prepara l’anima a gustare l’intimità divina. I vecchi legislatori del monachesimo, come Cassiano, considerano che ricordarsi di Dio o tendere alla perfezione, è la stessa cosa.
« Cammina nella mia presenza, e sii perfetto » dice Dio ad Abramo (Genesi 17, 1, 2). Forse occorre attribuire all’antichità del Carmelo e alle sue radici bibliche l’importanza accordata all’esercizio della Presenza di Dio ? Elia si teneva « davanti al Dio vivente » (1 Re 17, 1); il suo esempio ha suscitato degli imitatori.

San Giovanni della Croce, in una delle sue Massime, consiglia: « Sforzatevi sempre di custodire la Presenza di Dio »  ? e Santa Teresa d’Avila: « Ricordatevi che è molto importante per voi avere compreso questa verità: il Signore è dentro di noi, nel più profondo di noi stessi, restiamo con lui » (Cammino Escuriale, 46, 3), e un poco più oltre: « E’ mia opinione che se avessi compreso, come faccio oggi, che in questo tutto piccolo Palazzo che è la mia anima, abita uno così grande, non l’avrei lasciato solo così spesso, mi sarei tenuta di quando in quando vicina a di lui. » (Cammino Vall. 28, 11)

Il padre Francesco di Santa Maria, riassume : « viviamo alla presenza della più grande realtà che ci sia e non c’è alcuna distanza tra lei e noi. Perché Dio è dentro il nostro fondo più intimo e qui bisogna cercarlo. Vi è come la nostra creatura, come colui che in noi, è più vero di noi, come l’ambiente nutritivo nel quale attingiamo l’essere, il movimento e la vita  ».
E’ una convinzione profonda di Santa Teresa d’Avila che il vero Dio è dappertutto come qualcuno che vede e guarda : « Mai, figlie mie, il vostro Sposo vi lascia con gli occhi, ha sopportato dalla vostra parte mille bruttezze e abominazioni contro di lui, e ciò non è bastato a distogliere il suo sguardo; è molto chiedervi di perdere di vista queste cose esteriori per guardarlo, lui, di quando in quando ? Considerate che non attende che questo, che lo guardiamo; quando lo vedrete, lo troverete. Tiene tanto a che lo guardiamo spesso, che non manca di aiutarci. Credetemi, fin tanto che potete, non vi allontanate mai da un così buono amico. Se vi abituerete all’attirarlo vicino a voi, se vede che lo chiamate con amore e che non vivete che per soddisfarlo, non arriverete, come si dice, a sbarazzarvene  » (Cammino Vall. 26, 1).

Ebbene, come la Beata Maria dell’Incarnazione e Frate Lorenzo della Resurrezione hanno vissuto questa « Presenza di Dio » così cara alla Tradizione Carmelitana  ?

Biografie

Prima di guardarli vivere e di ascoltare loro insegnamento su questo tema, mi propongo di presentarveli brevemente. Se appare superfluo presentare la Beata Maria dell’Incarnazione in questa riunione, è forse necessario farlo per Frate Lorenzo. Li mettiamo « in parallèlo ».

BARBE AVRILLOT
Barbe Avrillot nacque a Parigi nel 1566. La sua giovinezza avrà per sfondo politico le guerre di religione. Diventata Madame Acarie, Dio ne farà uno strumento privilegiato per restaurare la pietà in Francia. Sarà incaricata da santa Teresa d’introdurre il Carmelo riformato in Francia, ciò che realizzerà con eminenti collaboratori. A 48 anni, dopo avere allevato 6 figli e perduto suo marito, entra al Carmelo d’Amiens (l’anno della nascita di frate Lorenzo). La Beata faceva parte della alta borghesia, aveva ricevuto un’educazione accurata, possedeva beni notevoli e molto personale al servizio della sua casa. Grazie al libro di Monsieur Duval, apparso tre anni dopo la sua morte e al voluminoso processo di beatificazione, la sua vita è abbastanza ben conosciuta. Di contro non sappiamo che poche cose su Frate Lorenzo.

NICOLAS HERMANN
Nicolas Hermann, perché tale è il nome di frate Lorenzo, nacque nel 1614, a Herimesnil, piccolo villaggio a 4 km di Luneville, in Lorena. Il suo biografo, Josef di Beaufort, che veniva a visitarlo e annotava in segreto le sue parole, assicura che i suoi parenti erano della gente molto dabbene! Nicolas, dotato d’una buona intelligenza, non sembra avere avuto l’occasione di fare degli studi. La sua prima giovinezza è poco conosciuta. Ha avuto dei fratelli, delle sorelle ? Quale è stato il suo primo lavoro ? Punto interrogativo… E chi era Dio per lui  ?
Quando a 26 anni, nel 1640, entra al convento dei carmelitani della rue di Vaugirard, nei locali dell’attuale Istituto cattolico di Parigi, Nicolas lascia dietro di sé il suo passato di soldato della guerra di Trent’anni (una guerra cominciata l’anno della sua nascita e non ancora terminata!) e di lacché. Ormai, si chiamerà Frate Lorenzo della Resurrezione, e avrà per tutta la vita una certa rudezza naturale, notata dalla maggior parte dei suoi contemporanei, ma che valorizza in qualche modo la finezza e la profondità della sua vita spirituale.

Differenti, nel loro ambiente natale, e nella loro esperienza della vita, Maria dell’Incarnazione e Lorenzo della Resurrezione hanno avuto in comune il richiamo del Carmelo e il loro stato di « conversi ». Maria dell’Incarnazione divenne suora conversa per il desiderio di Santa Teresa, e Lorenzo della Resurrezione si fece frate converso nel prolungamento « naturale » del suo stato di vita nel mondo.
Tutti due non avranno « voce al capitolo » ; tutti due saranno destinati a dei lavori considerati abietti in questa epoca: cucina, “calzoleria”, assistenza ai malati per lei, e questua fuori del convento per lui, e tutti due vivranno questo stato con un handicap fisico pesante: Lorenzo aveva una gamba di legno e Madame Acarie delle « stampelle » per aiutarsi a causa dell’infermità delle gambe. Ma l’uno e l’altra hanno avuto la reputazione di « grandi spirituali » in questo primo secolo del Carmelo Teresiano in Francia.
L’una e l’altro hanno vissuto intensamente di questa Presenza di Dio in loro, l’hanno fatta irradiare e, all’occasione, hanno saputo parlarne.

Testimonianze su Suor MARIA dell’INCARNAZIONE.

« La verità è che la detta damigella era sempre in presenza di Dio »
(Jeanne Lesperrier; 2235-584 v)La plupart des citations concernant Madame Acarie sont extraites des dépositions des témoins aux diverses procédures qui ont conduit à sa béatification. Ces témoignages sont conservés aux Archives Secrètes (privées) du Vatican, fonds Riti, en une dizaine de volumes. Pour simplifier, nous nous contentons de référencer les citations en donnant seulement le numéro du volume suivi du numéro du folio où elles figurent.

« Si teneva in presenza di Dio anche quando percorreva della strada, trattava affari importanti, oltre che nel momento in cui si trovava nel suo Oratorio ai piedi del Cristo in Croce. Sulla strada d’Amiens, allo stesso modo in cui c’intratteniamo con lei sul tema dell’elevazione dell’anima a Dio e della distrazione, dichiarava che nel corso di una giornata intera, era distratta nove o dieci volte dall’attenzione presente a Dio, e ciò non è quasi niente avendo donato la natura vagabonda all’immaginazione umana che, lo costatiamo da noi stessi, ci distrae verso mille oggetti ad ogni istante ».
(Mr Duval Andre, 2236-338 r)

Questa presenza costante a Dio la rende dolce e la conduce ad una grande uguaglianza di spirito e ad essere padrona di se stessa.

« L’abitudine che aveva della presenza di Dio manteneva il suo esteriore così ben regolato, che né di sorpresa […] né di zelo o fervore, non si vedeva mai allontanarsi dalla sua ordinaria moderazione, e uguaglianza di spirito ». (Madre Maria di San Giuseppe, 2236-144 r)

« Io non mi ricordo d’averle mai inteso dire nei suoi rimproveri una sola parola piccante e neanche parlare fuori dalla carità, rendendosi, dalla presenza di Dio, padrona della collera ». E’ qui fatta allusione agli inevitabili problemi con un numeroso personale di servizio.
(Madre Maria di Gesù, Acarie, 2236-503)

La Beata, presente a Dio, irradia e placa quelli che l’avvicinano.

« Non solamente i suoi discorsi ma ancora l’incontro e la sua sola presenza dettavano dei sentimenti di devozione a quelli che la guardavano […] Io ne ho risentito un’infinità di volte gli effetti in me stessa ». (Madre Maria di Gesù, di Breaute, 2235-616v)

« Io non l’ho mai vista dubbiosa, né commossa se si presentava qualche occasione di esserlo, la presenza di Dio appariva così fortemente in lei, che ne calmava i più agitati dalle pene nei loro affari, come l’ho udito dire dalla maggior parte delle signore che la vedevano, tra le quali Madame la Connestabile di Montemorency è una di quelle che me l’ha detto ».
(Madre Marguerite del Santo Sacramento, Acarie, 2236-426)

L’intensa attività caritativa di Mme Acarie non da noia al suo raccoglimento.

Quando era religiosa, « le domandai come poteva essere stata sempre alla presenza di Dio fra i tanti affari che aveva avuto, essendo ancora al mondo; la detta Sr Maria dell’Incarnazione mi rispose che si era vista avere fino a venticinque affari diversi nello stesso tempo senza essere distratta dalla presenza di Dio ».
(Madre Maria di San Giuseppe, Fournier, 2233-53r)

perché
« lei era così inseparabilmente unita a Dio con il sacro legame del suo amore che il suo cuore e il suo pensiero non se n’allontanavano mai e che le occupazioni, che abitualmente ci separano da Dio a causa di una troppo grand’applicazione dei nostri sensi alle creature, servivano ordinariamente a distoglierla da Dio e a ricongiungerla a lui più intimamente e perfettamente; e per ciò spesso era più occupata da Dio fra gli affari e nelle compagnie che nel ritiro e nell’orazione ». (Marchesa di Maignelay, 2236-235)
« Questa fedeltà con la quale agiva nella presenza di Dio era la causa di questa gran facilità che aveva di passare dall’azione all’orazione ».
(Madre Maria di Gesù, di Breaute, 2235-618)

Né la malattia, né l’approssimarsi della morte intaccano questa fedeltà alla presenza di Dio.

« Alcune occasioni di malattie, o di dolori, per così forti che fossero, non la separavano per nulla da Dio. Ciò è tutto vero ».
(Sr Marguerite di San Giuseppe, Langlois, 2235-791r)

« Durante la sua malattia si vedeva spesso occupata e unita a Dio; prendeva qualche versetto dei salmi o altre aspirazioni amorose come « Mio Dio e mio Tutto » (Deus meus et omnia) o « Il cielo e la terra sono pieni della tua gloria » (Pleni sunt coeli et terra majestate tua). Su queste parole s’occupava e s’intratteneva tutta la notte; si vedeva cambiare nel volto come se ci fosse stata un’altra persona, si vedeva che era unita a Dio e si vedeva la presenza di Dio in lei ».
(Madre Agnès, des Liones, 2233-52 r)

Quando si avvicinò alla morte, ricevette la visita del suo confessore.

« Le domandò se era stata fuori dalla presenza di Dio dopo la sua ultima confessione; a che rispose « no, padre mio ». Infine tutto il tempo che fu lì, non poté avere altra confessione che [quella] della misericordia divina [verso di lei]  ». (Anne di San Lorenzo, di St Lieu, 2236-78)

Elogi di Fra Lorenzo della RESURREZIONE.

« Preso da un fervore tutto divino, Lorenzo cercava Dio nella semplicità e nella sincerità del suo cuore… » (EL 13)Toutes les citations du Frère Laurent sont extraites du livre « Frère Laurent de la Résurrection », Paris, le Cerf 1991, édition établie et présentée par le Père Conrad de Meester, o.c.d, des écrits du Frère Laurent et des témoignages portés à son sujet. Tous ces documents ont été publiés pour la première fois dès la fin du 17ème siècle et le début du 18éme. Ils se répartissent en « Eloges » (EL), « Maximes Spirituelles » (MS), « Entretiens » (EN), « Mœurs » et « Lettres ».

« Lorenzo si è dato particolarmente alla pratica dell’orazione per quanto grandi fossero le sue occupazioni; esse non gli facevano mai perdere il tempo destinato a questo sant’esercizio. La presenza di Dio e la carità che ne sono gli effetti, furono le sue virtù più care ». (EL 18).
« In questa folla di pensieri differenti, che lo riducevano all’estremità, il suo coraggio non l’abbandonò; al contrario nella più forte delle sue pene, fece sempre ricorso alla preghiera e all’esercizio della presenza di Dio… » « … Perché, diceva, non m’importa quello che faccio o quello che soffro, dato che resto amorosamente unito alla volontà di Dio, essendo qui tutto il mio affare ». (EL 26).
(In Lorenzo) « si è rilevato nella condotta che, quando faceva l’ufficio di cuoco, in un lavoro arduo, assiduo e in mezzo alle faccende più dissipanti, aveva lo spirito raccolto in Dio. » (EL 32)
« Se ha tanto amato Dio durante la sua vita, Lorenzo non l’ama meno nella morte. Faceva continuamente gli atti d’amore, e, ad un religioso, avendogli domandato se amasse Dio con tutto il suo cuore, rispose: « Ah! Se avessi saputo che il mio cuore non amava Dio, lo avrei sradicato tutto subito ». (EL 58)

Pratica della Presenza di Dio. Presso Suor Maria dell’Incarnazione.

Fino ad ora, abbiamo ascoltato dei testimoni della vita della Beata, tanto nel mondo che nel convento. Ma quale era il suo segreto per mantenersi in questa presenza di Dio  ?

Madre Maria del Santo Sacramento, a Pontoise, le pose la domanda seguente :
« Io domandai una volta a questa Beata il metodo e la pratica della presenza a Dio. Mi rispose che non sapeva che guardare continuamente a Dio, offrirsi a lui e umiliarsi in se stessa, e che stimava la grazia della continua presenza a Dio essere lo stato dei beati al Cielo, che, senza sosta, sono sempre uniti e applicati a Dio, senza nessuna distrazione e che l’uomo all’origine aveva questa dirittura; ma dopo che era decaduto e aveva perduto questa giustizia peccando… si distraeva facilmente da Dio… e che il rimedio era dunque una continua conversione a Dio e il dimenticare noi stessi con umiltà. » (2236-217v/218r – Trascrizione semplificata per l’intelligenza del testo).

Questo ritorno a Dio, questa conversione a Dio s’opera in compagnia di Gesù.

« C’incitava forte a fare tutte le nostre azioni nella presenza di Dio e unire tutte le nostre azioni a quelle di nostro Signor Gesù Cristo, e che un’anima fuori della presenza di Dio era come un pesce fuori dell’acqua ».
(Sr Anne di San Lorenzo, di St Lieu, 2236-74 r).

Bisogna anche intrattenersi con Gesù Cristo, stabilire un dialogo d’amore semplice con Lui.

« Mio Dio, quando quest’unione d’amore sarà tale che non possa più sopportare la vostra assenza ? Mio Dio, venite in me, entrate nella mia anima ».
(Veri esercizi, 13 r)Les Vrays Exercices de la Bienheureuse Sœur Marie de l’Incarnation composez par elle mesme, Paris 1623. Le Père Bruno de J-M les a publiés à la fin de « La Belle Acarie », Paris 1942.

Avere sete dell’Eucaristia :

« Io desidero ricevervi (al Santo Sacramento dell’altare) perché, saziata da questo nutrimento spirituale, vi abbracci gioiosamente nella mia anima, vi possa amare con tutto il cuore e non mi separi mai da voi ».
(Veri Esercizi; 13 r)

Nel mezzo di una conversazione, nel momento di un breve silenzio, veloce uno sguardo verso Dio :

« Se talvolta parlava di qualche affare temporale della sua casa o d’altri o di pietà, se per occasione si veniva ad interromperla, taceva all’istante e in questo poco spazio di tempo si girava verso Dio così efficacemente, che dimenticava quello che diceva avanti… Io assicuro di averlo visto diverse volte e ciò testimonia della gran fedeltà che aveva a tenere sempre il suo spirito legato a Dio ».

Con il desiderio di gioire in Dio sempre nel cuore :

« … Dolce Gesù, fatemi un solo spirito con voi, al fine che possiate prendere il vostro piacere in me e che io possa restare eternamente in voi ».
(Citato da J.B.A. Boucher, Vita della Beata Maria dell’Incarnazione, Parigi 1873, p 507)

Massime spirituali di Fra Lorenzo della RESURREZIONE.

Infatti, ci dice Lorenzo, « la sola pratica la più santa, la più comune e la più necessaria nella vita spirituale, è la presenza di Dio; è d’amare e abituarsi alla sua divina compagnia, parlando umilmente e intrattenendosi amorosamente con lui, di tanto in tanto, senza regola, né misura » (MS 6).

Si può apprendere ad intravedere Dio nell’ambiente della vita e attraverso essa, come Fra Lorenzo nella sua cucina. Si può rinnovare ciò che chiamava « questo piccolo sguardo interiore » (cf MS 29) su Dio che sapeva abitare nel più intimo del suo essere.
« Questa presenza di Dio, aggiungerà, un po’ faticosa agli inizi, ma praticata con fedeltà, opera dentro l’anima degli effetti meravigliosi » (MS 31).

« Non bisogna lasciare, dice Lorenzo, di fare delle piccole cose per l’amore di Dio che guarda non la grandezza dell’opera ma l’amore » (EN 49): « Io giro la mia piccola omelette nella padella, per l’amore di Dio » (Usanze 10).

Avanti di cominciare un lavoro, il nostro buon cuciniere prendeva cura « di gettare uno sguardo su Dio anche per un momento » ; e nel corso di questo lavoro, « rinnovava di quando in quando questo sguardo » e sempre lo terminava così (cf MS 29).
Sulle tracce di San Giovanni della Croce, il nostro fratello carmelitano sa così bene descrivere come l’uomo perfetto che prega « in fondo e al centro dell’anima… » Sa parlare a Dio, cuore a cuore e, sempre in una grande e profonda pace per cui l’anima gioisce in Dio, dice « questo sguardo dolce e amoroso di Dio, che accende inavvertitamente un fuoco divino nell’anima … che la riempie ardentemente dell’amore di Dio ». (MS 23/24)

Lettere.

MADAME ACARIE (si conservano di lei, una dozzina di lettere.)J.B.A. BOUCHER, ibid., pages 520 à 535.

« Pella quinta lettera del 1615 – come testimonia Monsieur Duval che riporta la lettera, si vede l’audacia dell’amore divino che avvolge la Beata, il suo desiderio di sofferenza, la diffidenza di se stessa e soprattutto la sua umiltà : « Che ho da cercare al cielo, dice, e sulla terra, se non piaccio a Dio e non mi consegno continuamente a lui  ? »

Nella lettera nona del 21 gennaio 1618 – scritta a Pontoise e indirizzata a madre Maria di Gesù, sotto-priora del convento d’Amiens e figlia maggiore della Beata : « Gesù, Maria, Giuseppe. Mia madre, Gesù – Cristo, il nostro Signore sia sempre il solo possessore dei nostri cuori, come lo sarà, se non amiamo e non cerchiamo che lui in tutte cose. Vi ringraziamo della memoria che avete di noi davanti Dio, e particolarmente … Dio vuole che conduciamo una vita tutta spirituale e che la nostra anima pervenga a quest’unione dalla nostra volontà a quella di Dio ».

La lettera dodicesima, tra 1614-1618, parrebbe indirizzata a Monsieur di Berulle. La beata vi parla molto umilmente di lei stessa e delle sue imperfezioni. Questa lettera è rivelatrice dell’importanza vitale che aveva per la Beata la presenza di Dio : « Mio caro cugino, che vi direi-io se non che le mie innominabili ingratitudini mi hanno tanto spesso allontanato da questa divina e attuale presenza, che spesso, senza accorgermene, mi trovo […] sprovvista di spirito interiore […] Io sento un rimprovero, nel mio interiore, quasi continuo […] di vivere separata da questa attuale e divina presenza; di qui viene tutto mio male. E’ per questo che vi supplico in nome di Dio, e dal cuore della sua infinita misericordia, d’ottenere da lui che non mi separi mai più dalla sua divina presenza ».

FRA LORENZO

Nelle sue lettere, una dozzina, Lorenzo si rivela con la spontaneità e la freschezza di un uomo libero e molto in preghiera. Lo spirituale e l’umano coincidono perfettamente.
E per guadagnare i suoi corrispondenti alla pratica della presenza di Dio, rivela a volte il suo passato e la sua esperienza attuale.

J.B.A. BOUCHER, ibid., pagine 520 a 535.

Lettera sesta – 12 ottobre 1688.
Ad una signora, Lorenzo scrive : « …ammiro la forza e il coraggio di Monsieur X, il militare di cui mi parlate. Io spero che l’afflizione che Dio gli ha inviata serva di medicina salutare e che lo faccia rientrare in se stesso; è un’occasione per impegnarlo a mettere tutta la sua fiducia in Colui che l’accompagna dappertutto. Che se ne ricordi il più spesso che potrà. Una piccola elevazione di cuore basta, anche correndo con la spada in mano… Questo sono le preghiere che, per brevi che siano, sono tuttavia molto gradite a Dio ».

Lettera nona – verso 1684 –
Ad un’altra signora che si lamenta d’avere troppo da fare per pregare, Lorenzo scrive : « Dio non vi richiede gran cosa : un piccolo ricordo di quando in quando, una piccola adorazione, talora per chiedergli la sua grazia, qualche volta offrirgli le vostre pene, altre volte, ringraziarlo delle grazie che vi ha fatte… e ciò in mezzo ai vostri lavori.
Durante i vostri pasti, e i vostri intrattenimenti, elevate qualche volta verso di lui il vostro cuore: il minimo piccolo ricordo gli sarà sempre molto gradito… Non è necessario essere sempre in chiesa per essere con Dio; possiamo fare del nostro cuore un Oratorio nel quale ci ritiriamo di quando in quando per intrattenerci con lui, dolcemente, umilmente e amorosamente »
.

Conclusione.

Cari amici, permettetemi di concludere.

Madame Acarie, questa donna di mondo diventata vedova nel 1613, che entra al Carmelo d’Amiens poi in quello di Pontoise dove ha scelto di restare suora conversa o « suora dal velo bianco », partecipava così in maniera nascosta, ad un rinnovamento in profondità che ha così largamente contribuito a preparare.
Qual è dunque il segreto che permette di rendere conto d’una tale continuità interiore in mezzo a tutti i rivolgimenti della società francese e a tanti avvenimenti drammatici che hanno segnato la sua vita  ?
Questa donna di mondo, diventata carmelitana, si abbandonò a Dio in modo semplice e radicale. Non ha mai il dubbio della sua presenza interiore e della sua assistenza. Ha creduto che la vita d’unione a Dio s’accompagni alla pratica delle virtù e che i più alti gradi dell’orazione siano compatibili con un’esistenza umana molto ordinaria. A partire dal momento in cui Dio le ha fatto segno, questa credente fedele si è impegnata in una via spirituale fatta di semplicità e di fiducia.

E se Fr. Lorenzo è d’accordo con noi, non ce ne lusinghiamo. La meditazione dei suoi insegnamenti ci rende il senso di Dio. La nostra tintura d’umanesimo c’inclina a vedere in Dio un’idea più che una Persona.
La qualità dominante del buon Frate, quella che appariva sul suo volto, che impregnava i suoi intrattenimenti e i suoi scritti, è una miracolosa semplicità. Semplicità di un uomo anche poco libresco, che vive nella luce di Dio e che, tramite la sua vita stessa di converso, aderisce alla realtà delle cose. Lorenzo è qui con questo buon senso soprannaturale acuto che va diritto all’essenziale.
Per arrivare al pieno sbocciare della sua fede viva e da questo, alla scoperta di Dio, Lorenzo non ha conosciuto che un metodo, quello che gli fu così profittevole: l’esercizio della presenza di Dio. Questa presenza del quale viveva già il profeta Elia, la grande figura del Carmelo, quando diceva « Yahweh è vivente prima che io sia  » (I Re, 17, 1), l’umile fratello converso del XVII secolo ne ritrova la pratica dall’inizio della sua vita religiosa.
Frate Lorenzo apprezzerebbe molto se potessimo fare uno sforzo per offrire al Signore più spazio nella nostra attenzione. Ci esorta con incoraggiamento :
« Direi, per la consolazione di quelli e quelle che vogliono accogliere questa santa pratica, che Dio la dette ordinariamente alle anime che vi si dispongono. E se non la dette, si può almeno con il soccorso delle sue grazie ordinarie, acquisire dalla pratica della presenza di Dio, una maniera e uno stato d’orazione che avvicina molto a questo semplice sguardo ». (MS 37).
Se lo sforzo umano è certo necessario, bisogna ricordarsi che il dono perfetto viene dall’alto, e lasceremo la Beata Maria dell’Incarnazione concludere con questo consiglio :
« GuardateLo qualche volta o ascoltatelo invitarvi a guardarlo ; e poi direte :
ahimè ! Mio Beneamato, se volete che vi guardi, guardatemi, per primo »
.
(A. DUVAL, La vita ammirevole della Beata Suor Maria dell’Incarnazione, Parigi 1893, p. 353).

Sì, domandate e riceverete !