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L’amicizia di Francesco di Sales per Madame Acarie

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All’inizio del 1602, Francesco di Sales fece conoscenza, a Parigi, con Madame Acarie. Per sette mesi i loro incontri furono numerosi. Ne nacque un’amicizia spirituale che, fatto rimarchevole, si doveva estendere ai sei bambini di Madame Acarie.

L’AMICIZIA DI FRANCESCO DI SALES PER MADAME ACARIE (prima parte)

Conferenza di Bernard YON, vice-presidente<

Quattrocento anni fa, all’inizio del 1602, Francesco di Sales, a Parigi, incontrava madame Acarie per la prima volta. Durante i sette mesi nei quali dovette risiedere in questa città per regolare degli affari concernenti la sua diocesi di Ginevra-Annecy, i loro incontri furono numerosi e lasciarono a Francesco di Sales una profondissima impressione. Ne nacque un’amicizia spirituale che durerà tutta la loro vita e che, fatto rimarchevole, e forse meno conosciuto, doveva estendersi ai sei bambini di madame Acarie, Nicolas, Maria, Pierre, Jean, Marguerite e Geneviève.

1. Il contesto storico e religioso.

La relazione dei fatti che è pervenuta fino a noi, ci presenta l’ascesa d’Enrico IV al trono di Francia, l’ostilità della Spagna e della Francia, la fine delle guerre di religione, il rinnovo del cattolicesimo all’inizio del XVII secolo e l’introduzione di nuovi ordini religiosi, tra cui l’ordine del Carmelo riformato, in Francia. In questa vista d’insieme e dopo i laceramenti drammatici delle guerre di religione, non si può che ammirare, da una parte la politica di tregua condotta dal nuovo re, manifestata dalla conclusione della pace di Vervins con Filippo II di Spagna (2 maggio 1598) e, lo stesso anno, la firma dell’Editto di Nantes e dall’altra parte la volontà della Chiesa, volontà senza spaccatura ma paziente e rispettosa della regalità, per ottenere la restituzione dei beni e dei benefici che le erano stati usurpati della Riforma, al fine di ritrovare le condizioni materiali necessarie alla ritorno dei curati nelle parrocchie dalle quali erano stati espulsi dai protestanti. Il re Enrico vuole bene « ristabilire il cattolicesimo nei suoi diritti », vincere anche « l’ostinazione e la durezza » degli oppositori, ma ha « bisogno di vincere tramite ragioni conformi al detto Editto e di farle condividere di buon grado, al fine di non violare la legge, sull’osservanza della quale sono costruite la concordia e la tranquillità pubbliche»Lajeunie, E.J., Saint François de Sales, l’homme, la pensée, l’action, Ed. Guy Victor, Paris 1966, T. II, p. 19O..

Ma perché è il re che ha potere di « ristabilire il cattolicesimo nei suoi diritti »? Questa questione merita una risposta circostanziata perché da sola giustifica il viaggio di Francesco di Sales a Parigi nel 1602 con le conseguenze importanti di cui sarà fatta menzione in questo testo. Si ricordano le condizioni veramente straordinarie dell’accesso al trono di Francia del re Enrico IV : da una parte era il capo del partito protestante, dall’altra parte era l’erede legittimo del trono di modo che riuniva e confondeva nella sua persona le due dottrine contrarie. Enrico IV, illuminato dai prelati che l’hanno contornato all’inizio del suo regno, Vendôme, Lenoncourt, Renaud di Beaune, comprese tutto il partito che poteva tirare dal concordato di Francesco I per gettare le basi da un’alleanza durevole tra il cattolicesimo francese e la corona. L’opera che praticamente ebbe forza di legge fino alla rivoluzione nel gettare le fondamenta delle regole del GallicanesimoPithou P, Le recueil des maximes et des libertés de l’Église gallicane, ouvrage dont la première publication est de 1594 et est dédiée à Henri IV., propose che l’ordine ecclesiastico parta dell’applicazione del testo del Concordato e che sia da qui in poi interpretato in un senso favorevole alla regalità  : il re dispose del diritto di nomina di tutti i benefici maggiori – e il re è dunque il vero padrone dei beni del clero – e ne delega solamente il godimento agli ecclesiastici. Sceglie dunque i beneficiari sotto riserva dell’approvazione del papa per ciò che riguarda la purezza della dottrine. La pacificazione religiosa della Francia, ottenuta ben prima delle altre province e stati del nord dell’Europa, si riassume dunque tra questi due termin i : dalla parte cattolica, Chiesa gallicana semi indipendente, dalla parte protestante, applicazione dell’Editto di Nantes. « Il principio unico di questa doppia soluzione è l’abbandono tra i mani del re, delle due cause rivali, di parte delle loro pretese sulle quali né l’una né l’altra volevano cedere»Hanoteaux G, Histoire du Cardinal de Richelieu, Société de l’histoire nationale, Paris 1893, T I, p. 519.. È dunque il re che restituirà i beni della Chiesa ma, si vedrà, non vi consentirà che nel quadro stretto della sua politica di tregua religiosa.

Per questi atti felici, si è, in Francia, molto lontani della soluzione imposta da Enrico VIII in Inghilterra e dalla persecuzione che ne infierì in conseguenza (sia contro i Cattolici papisti, che i protestanti Calvinisti puritani, notiamolo), in quest’epoca in cui regna d’ora in poi, senza divisione, Elisabetta, degna figlia d’Enrico VIII (e d’Anna Bolena), dopo la condanna e decapitazione della sua rivale, sua cugina, la cattolica Maria Stuarda (1587).

Tuttavia, resta che la Francia dell’epoca, come ha già detto in questo quadro di conferenze, il professor Bonnichon, è in uno stato religioso deplorevole. I saggi decreti del Concilio di Trento (1545-1563) non sono ancora approvati dal potere reale e dunque, ancora applicati nel nostro paeseLe concile reçut les ambassadeurs de France dans les sessions XII du 1er septembre 1521, où ces derniers demandèrent à être associés aux décisions qui seraient prises, en vertu du gallicanisme. Ces décisions, comme il se doit, ne furent inspirées que par les intérêts de l’Église et non pas ceux des princes et en particulier ceux de Henri II., precisamente a causa del gallicanesimo. Il regime della commenda vi regna dunque. Esso dissocia il titolo dalla funzione, il re attribuendo i benefici dei vescovi e delle abbazie a chi gli sembra adatto  :

« Si accordano (questi benefici) a dei laici, a dei bambini, a delle donne, o perfino a dei calvinisti. Molti di questi vescovi non erano preti… »Lajeunie, op. cit. T II, p. 191.. Molti preti sono di un’ignoranza appena immaginabile, l’ordinazione sacerdotale essendo stata conferita loro senza formazione preliminare. Infine numerosi monasteri vivono secondo una regola rilassata e hanno bisogno di Riforma.

Tuttavia, a quest’epoca, Monsignore di Granier, vescovo di Ginevra e il suo coadiutore, Francesco di Sales, prevosto del capitolo della cattedrale di San Pietro di Ginevra (residenti tutti e due, per forza, ad Annecy), sono degli uomini d’altissima santità come lo sono probabilmente, un buon numero d’altri vescovi (Monsignore André Fremyot, vescovo di Digione e fratello di Giovanna Francesca Fremyot, baronessa di Chantal, è certamente di quelli). I decreti del Concilio di Trento, e tra questi quello che prescrive ai vescovi di creare un seminario per la formazione religiosa dei candidati al sacerdozio (Sessione XXIII, cap VII), saranno alla fine adottati e applicati in Francia. Sull’esempio di Carlo Borromeo, vescovo di Milano, dal 1606, Richelieu stesso, nel suo vescovado di Luçon, comincia la Riforma del suo clero prima di riprendere in mano i laici e la conversione dei protestanti. I suoi statuti sinodali del 1613 ordinano « ai preti di darsi accuratamente alla pietà e alla virtù e di studiare di acquisire la scienza richiesta dal loro ordine ». Così « ha aperto la via, nella quale avanzeranno più tardi Vincenzo de Paoli e molti altri »Miquel Pierre, Saint Vincent de Paul, A. Fayard, Paris 1996, p. 209., tra cui Berulle che madame Acarie vede già come un « futuro riformatore del clero secolare »Dagens Jean, Bérulle et les origines de la restauration catholique, DDB, Paris 1952, p. 189.. La Riforma dei monasteri e degli ordini religiosi sarà anche un importante fattore di rinnovo : Riforma diretta, fatta specialmente da madame Acarie (per esempio le Figlie di San Luigi dell’Hôtel-Dieu di Pontoise), così come da Francesco di Sales nella sua diocesi di Ginevra; introduzione in Francia d’ordini nuovi o riformati dell’estero, il Carmelo, l’Oratorio, le Orsoline ; fondazioni nuove infine, la Visitazione, i Lazzaristi, etc. Tutto questo lavoro spirituale di raddrizzamento ha già le sue radici nel secolo precedente, in particolare dalla fondazione dei Gesuiti nel 1534 da parte di Ignazio di Loyola (1491-1556) e dall’introduzione dei Cappuccini nel 1573, patrocinata da Enrico III.

Quest’epoca è infine quella in cui, con buona fede di molti, ci si preoccupa dello stato della propria anima, e questa preoccupazione si fonda su una furiosa brama d’apprendere e di credere che ciò sia giusto. Per esempio, l’abate di San Cyran, Duvergier di Hauranne, compatriota e grande amico di Vincenzo de PaoliMiquel Pierre, Saint Vincent de Paul, A. Fayard, Paris 1996, p. 209., fu un uomo di un’attività intellettuale considerevole, e con Giansenio, continua « lo studio dei padri, soprattutto quello così ardentemente cominciato di Sant’Agostino. Vi s’immergono entrambi, in tal modo che, maternamente, madame di Hauranne se ne inquieta  : « ucciderete questo buon fiammingo a forza di farlo studiare » diceva a suo figlio, rappresentandogli la salute fragile di GiansenioGazier Cécile, Ces messieurs de Port Royal, Librairie académique Perrin, Paris 1932, p. 6.. Presso i laici stessi, è presente la sete d’apprendere qual è la verità dai libri di spiritualità  : madame Acarie n’è un esempio– Pierre Miquel, op. cit. p. 141, écrit : « Barbe Acarie… s’est fait traduire les ouvrages de sainte Thérèse d’Avila ». On verra dans la note 37 que cela n’est pas tout à fait exact., così come Giovanna Francesca Fremyot di Chantal e Luisa di Marillac.
È in quest’ambiente che avviene, a Parigi, la prima serie degli incontri di Francesco di Sales e di madame Acarie.

2. Francesco di Sales a Parigi e la cerchia Acarie : gli incontri del 1602.

Lo scopo del viaggio a Parigi
Siamo nel 1600. Francesco di Sales, prevosto del capitolo della cattedrale e coadiutore (non ancora ordinato vescovo) di Monsignor Claude di Granier, vescovo di Ginevra, ma, per forza di cose, entrambi in residenza ad Annecy, fece degli sforzi considerevoli – dei quali solo un gran santo è capace -, per riguadagnare al Cattolicesimo le regioni della Savoia cadute nel Calvinismo. Si chiama già l’apostolo del Chablais, tanto la sua opera è stata coronata di successo in Thonon e la sua regione. Si tratta ora d’ottenere la restituzione dei beni, chiese e presbiteri e dei benefici che vi sono uniti, per ristabilire dei curati nelle parrocchie che sono state riconquistate, notiamolo, con la sola dolcezza evangelica della predicazione pubblica e l’ascolto delle coscienze rette.

Nell’applicazione della pace di Vervins, firmata con Filippo II (che rinnovava puramente e semplicemente le clausole del trattato di Cateau-Cambresis– Malet & Isaac, L’histoire, l’âge classique, Hachette, Paris, 1959, p. 372.), il Duca di Savoia, Carlo-Emanuele – Principe di Piemonte, non mantiene le promesse fatte al re di Francia. Enrico IV, secondo il solito, coglie l’opportunità là dove si trova. Invia dunque il maresciallo di Biron ad occupare la Bresse, Crillon tra Chambery e Lesdiguières in Tarentaise e Maurienne. Enrico IV stesso si porta nel paese di Beaufort. Carlo-Emanuele in campagna per guadagnare il ducato di Saluzzo, non ha potuto ripassare a tempo il colle del Gran San Bernardo e non ha dunque salvato nulla delle sue province. Né Berna, né Ginevra sono entrate nel conflitto, Annecy si è tenuta tranquilla.

Il giovedì 5 ottobre 1600, verso le cinque della sera, il Duca Enrico di Genevois-NemoursTrochu Mgr Francis, Saint François de Sales, Ed. Vitte, Lyon, 1955, T I, p. 19, note 2 : « La Savoie, gouvernée par le Duc Emmanuel Philibert, comprenait plusieurs subdivisions dont le Duché de Genevois avec Annecy pour capitale – avant le 31 décembre 1564, ce n’avait été qu’un simple comté renfermant les arrondissements actuels d’Annecy et de Saint Julien, plus une partie du canton de Genève. Ce comté, le duc de Savoie Charles III, surnommé le Bon, l’avait inféodé en 1514 à son frère Philippe. Ce Philippe avait été nommé à cinq ans ! évêque de Genève, sans recevoir de consécration évidemment. A vingt ans, il abandonnait son évêché pour embrasser la vie laïque et recevoir en apanage le comté de Genevois. Comme il sympathisait avec Charles-Quint et l’Espagne, François 1er, pour le gagner à la cause française, lui faisait épouser en 1528, Charlotte d’Orléans, fille de Louis, duc de Longueville, avec le duché de Nemours dans la corbeille de noces. Voilà comment son fils et successeur, Jacques de Savoie porte ici le titre assez singulier au premier abord, de duc de Genevois et de Nemours »., introduce dentro il suo castello d’Annecy, Enrico IV, facile trionfatore. Nessuna resistenza si manifesta ma una riserva generale è osservata della popolazione. (Questo stesso giorno, il 5 ottobre 1600, Enrico IV sposa per procura a Firenze, la principessa Maria dei Medici, figlia del Granduca di Toscana). « Il monarca era arrivato (à Annecy) avendo vicino a lui il Duca di Vendôme, governatore di Bretagna, piccolo principe di sei anni, la cui madre si chiamava Gabrielle d’Estrée; c’erano nella scorta di sua maestà i duchi d’Epernon e di Nevers, il maresciallo di Biron e, invitata d’onore madame d’Entragues, marchesa di Verneuil, alla quale il re, di lì ad un anno, prometteva che sarebbe stata Regina di FranciaTrochu, op. cit., T I, p. 619. » !

La situazione politica è un imbroglio delicato per Monsignore di Granier e il suo coadiutore Francesco di Sales : al quale dei tre, Carlo-Emanuele, duca di Savoia, Enrico, duca di Genevois-Nemours ed Enrico IV, re di Francia, occorreva riferirsi da qui in poi per gli affari della diocesi, diocesi già divisa dai protestanti e privata della sua residenza episcopale : Ginevra ? Dopo legittime esitazioni, Francesco di Sales, e poi Monsignore di Granier incontrarono Enrico IV che dichiarò loro  : « Nulla sarà innovato nella provincia di Chablais contro di ciò che è stato fatto per la fede; ve lo prometto sul mio sangue »Mercier J, Souvenirs historiques d’Annecy, p. 620.. Malgrado questa dichiarazione, le cose non si svolsero come il re aveva promesso : il Chablais fu posto sotto il comando di monsieur di Montglat, protestante, che fece confiscare il grano dei curati del Chablais. Occorreva che Francesco di Sales andasse a trovare il Signore di Montglat nella sua residenza d’Allinges per ottenere da lui « il dissequestro di tutto ciò che aveva fatto confiscare »Premier procès de canonisation 1627-1632, Editions d’Annecy, T. II, p. 1022-1023..
La pace fu firmata a Lione il 17 gennaio 1601, poi ratificata da Carlo-Emanuele che conservava il marchesato di Saluzzo, al quale teneva molto, e cedeva alla Francia un territorio più importante : la Bresse, il Bugey, il Valromey e il paese di Gex.

Questi fatti, succintamente riportati, permettono di farsi un’idea della complessità dell’esercizio del potere e delle difficoltà estreme nel ristabilimento del culto cattolico nelle regioni che furono puramente e semplicemente annesse dai calvinisti. Nel paese di Gex, passato alla corona di Francia, ma che faceva sempre parte della diocesi di Ginevra – Annecy, si pose un grave problema  : prima dell’invasione protestante « vi si contavano dieci priorati, quarantadue parrocchie, dieci cappelle rurali, da cinquanta a sessanta ecclesiastici tanto secolari che regolari » ; al momento della riunione alla Francia, i riformati vi possedevano ventitre templi, e non c’era più alcuna Chiesa cattolica. Gli Ugonotti « conserveranno nel paese di Gex i beni della Chiesa dei quali sono gli usurpatori e non i proprietari ? »Alloing Louis, Le diocèse de Belley, Chaduc, Belley, 1938, p. 214..

Per amore o per forza, poiché si tratta della restaurazione degli interessi superiori della Chiesa cattolica, Monsignore di Granier va dunque a rivolgersi al re, solo detentore del potere di restituzione dei benefici ecclesiastici usurpati. Il 17 ottobre 1601, da Fontainebleau, il re gli risponde  : « Carissimo e beneamato, avendo permesso ai nostri sudditi del bailliage di Gex il ristabilimento della religione cattolica… »Lettre publiée dans l’édition d’Annecy, T XII, p. 81, note 2. seguono poi le disposizioni da prendere con il barone di Lux, luogotenente del re al governo di Bourgogne e di Bresse, Valromey e Gex.
Il vescovo e Francesco di Sales, molto ammaestrati dalle dilazioni e disinganni che hanno marcato loro azione nel Chablais e, senza dubbio, poco rassicurati dell’applicazione in situ delle volontà reali come ha già fatto vedere l’affare del Chablais citato sopra, stimarono che occorre tatto e che tali affari si trattano male tra subordinati. Bisogna recarsi presso il re a Parigi, per negoziare il ristabilimento dei curati al paese di Gex. I Ginevrini vi hanno già inviato in delegazione i Sieurs Ajorrant e Chapeaurouge, per mantenere la loro presenza assoluta, in nome dell’applicazione dell’Editto di Nantes, in questo bailliage che hanno conquistato con la lotta da 62 anni. Essi mettono nel loro gioco la potente Regina d’Inghilterra, Elisabetta. Il re « ha la testa farcita dalle loro lamentele ».

Monsignore di Granier, incitato dal nunzio a Parigi, vorrebbe intraprendere il viaggio, ma il suo stato di salute carente lo impedisce. Decide dunque d’inviare il suo prevosto del capitolo della cattedrale (è il rango di secondo dignitario in un vescovado) che, di più, è stato nominato coadiutore (vescovo di Nicopolis). « Se Monsignore di Nicopolis ebbe quattro corpi, riporta il suo biografo di Longterre, di qualcuno se ne sarebbe servito nelle quattro parti del mondo. Tutti gli incarichi e tutti gli affari erano riservati alla sua condotta; non si faceva niente senza la sua opinione e si concludeva tutto dalle sue sole deliberazioniDe Longueterre, Vie de Saint François de Sales, Cœursilly, Lyon 1624, p. 190. ». Si vedrà a Parigi, se le sue opinioni avranno anche del peso !

Per il momento prepara la sua partenza e, dapprima, in nome di Monsignore di Granier, redige una memoria per il nunzio di Francia e « una richiesta al re e ai monsignori del suo Consiglio »Mémoire pour le nonce, œuvres, édition d’Annecy, T XXII, p. 241 ; et requête au Roi, T XXII, p. 258.. Com’è di costume all’epoca, per un tale viaggio non si parte da soli. Il gruppo comprende il suo domestico, Georges Rolland che è inseparabile dopo la sua missione del Chablais, il canonico Filibert Roget, e il suo antico precettore diventato canonico del capitolo della cattedrale, il canonico Deage. Ugualmente si aggiunge a questo gruppo, il suo grandissimo amico, Antoine Favre, allora presidente del consiglio del Ginevrino così come i suoi due figli René e Claude. Il mercoledì 2 gennaio 1602, il nostro gruppo prende la via della strada maestra. Il Rodano è passato a Seyssel, e il 3 gennaio il gruppo arriva in una delle proprietà d’Antoine Favre a Meximieux. Il 10 gennaio, perviene a Digione, e il barone di Lux li alloggia nel suo palazzo. È là, così sembra che Francesco di Sales incontra tra gli altri, il secondo presidente del Parlamento di Bourgogne, il Sieur Benigne Fremyot, padre di Giovanna Francesca, baronessa di Chantal (e che sarà la nonna diretta della marchesa di Sevigné). Infine il 22 gennaio 1602 è la data dell’arrivo a Parigi, 20 giornate di un viaggio compiuto sia a cavallo che in diligenza.

La prima visita è alla nunziatura apostolica. Il nunzio indica a Francesco di Sales che il ministro Villeroi, incaricato degli affari stranieri e tenuto in grandissima stima dal re, è il primo a dovere essere guadagnato alla causa del bailliage di Gex. Ma il re, assente da Parigi per una quindicina di giorni, non sarà di ritorno da Fontainebleau che all’inizio di febbraio. Diciamo tutto di seguito che Francesco di Sales comprende che l’esecuzione della sua missione gli chiederà del tempo, oltre che tatto. Infatti non è che in capo a tre mesi e con il concorso di circostanze che certi hanno qualificato come provvidenziali, che otterrà udienza presso il re stesso. In effetti, Francesco di Sales è invitato a predicare a Fontainebleau, la domenica di Quaresima del 1602 (vedremo più avanti per quale concorso di circostanze questa predicazione gli fu domandata). La fece davanti ad una parte della Corte riunita attorno al re come pure a Monsignore du Perron (non ancora fatto Cardinale ma solamente vescovo d’Evreux).

È da quest’ultimo che verrà questo commento  : « convincerei bene gli eretici ma credo che per convertirli, bisogna condurli da monsieur di Ginevra (è così che si designa a Parigi, Francesco di Sales) perché ha ricevuto da Dio una grazia particolare per toccare i cuoriAnnée Sainte, manuscrite, p. 124, citée par Mgr Francis Trochu, T II, p. 656. ». Forse, questo complimento è stato di natura tale da confortare Enrico IV nell’opinione favorevole che aveva di Francesco di Sales e in particolare sul metodo pacifico impiegato : il re, così sembra, voleva la conversione dei protestanti ma mai al prezzo di violenze. Così il re poteva, senza timore, acconsentire alle richieste di una persona come Francesco di Sales. Questo re che si conosceva per giudicare gli uomini, si è espresso su questo personaggio  : « È un uccello raro, si trova essere tutto insieme devoto, dotto e gentiluomo » e ancora  : « Monsieur di Sales è veramente un uomo di Dio. Non conosce punto la maniera di adulare e con questa gran sincerità di spirito che mostra dappertutto, è molto modesto e non s’inganna mai, ma rende l’onore a ciò cui lo deveDe Sales Charles Auguste, Histoire du bienheureux François de Sales, François La Botière et Jean Juillard, Lyon, 1634, p. 202-203 et p. 206-207. ». Sfortunatamente la cospirazione del barone di Lux e del Maresciallo di Biron contro il re Enrico IV, in favore del re di Spagna, nemica della Francia e del suo alleato più costante, il Duca di Savoia, impedì la negoziazione. Il Maresciallo di Biron, che era stato del seguito d’Enrico IV nell’entrare dentro Annecy due anni prima, non potrà salvare sua testa e sarà decapitato nella corte del Louvre il 31 luglio 1602. Così, alla prima pazienza per ottenere udienza occorreva a Francesco di Sales aggiungerne più ancora per guadagnare una piccola soddisfazione. In totale il soggiorno durerà sette mesi per ottenere, finalmente, il ristabilimento di solamente tre parrocchie nel bailliage di Gex.
Questo tempo « quasi inutilmente impiegato per molti mesi »Lettre de Thorens au duc Charles-Emmanuel du 14 octobre 1602, Œuvres, édition d’Annecy, T XII, p. 123. sarà messo a profitto tuttavia per la predicazione e l’incontro d’ogni specie di gente a Parigi.

Predicazioni e incontri a Parigi.
Da Parigi, dove Francesco di Sales fu studente per due anni e mezzo, dal 1582 al 1585, i suoi vecchi maestri erano scomparsi. Tuttavia rimanevano delle amicizie e relazioni familiari e in particolare al palazzo di Mercoeur dove restava « un affetto ereditario, suo padre, suo avo, suo bisavolo avendo avuto l’onore d’essere stati mantenuti paggi in questa casa »Oraison funèbre du duc de Mercoeur, épitre dédicatoire, Œuvres, édition d’Annecy, T VII, p. 398-399.. Questo palazzo era frequentato specialmente dalla Principessa di Longueville che, un bel giorno, fu messa in un grande imbarazzo : il predicatore ingaggiato per predicare la Quaresima nella cappella della Regina era mancato all’appuntamento e Maria dei Medici l’aveva pregata di cercarne un altro. Francesco di Sales non era proprio quello adatto per ricoprire quest’ufficio ? Quest’occasione, così sembra, lo fa conoscere più largamente. Il superiore generale dei Feuillants ne fa una descrizione  : « Aveva la voce forte, intelligibile e posata, lo stile molto elegante, i termini buoni, propri e naïfs, accomodati ai suoi pensieri che erano chiari, netti e per nulla confusi né chiusi; i suoi concetti rari, alti e divini ma trattati da lui in una maniera comune e così facile che ciascuno n’era capace fino al più semplice popolo che riteneva agevolmente i suoi sermoni… Molti ignoranti e che non sanno quanto questa facilità sia difficile, s’immaginavano che n’avrebbero avuto una migliore della sua… Accompagnava tutto questo con un gesto grave e maestoso, ma che non aveva nulla né del fastoso né del severo…De Longueterre, op. cit. p. 149-150. ».

Questa eloquenza che viene dal fondo del cuore da una profonda santità, è capace di provocare dei ritorni straordinari. Quella di Rachel Brochart, moglie del Sieur di Raconis e Signore di Perdreauville, ci interessa particolarmente. Questa persona era una calvinista convinta e monsignor du Perron aveva invano progettato di farla cambiare. Una cattolica fervente tuttavia, madame Acarie, aveva persuaso Rachel di Raconis a venire al Louvre ad ascoltare la predicazione di Francesco di Sales. Il 25 febbraio 1602, la sua predicazione parlava, pensano gli storici, del Giudizio Finale  :

« questo non è un sermone di disputa. Tuttavia si trova una damigella chiamata madamigella Perdreauville che era venuta per curiosità; ne è presa e su questo sermone prese risoluzione di istruirsi e tre settimane dopo, condusse tutta la sua famiglia a confessarsi da me e fui il padrino a tutti nella Cresima.
Vedete, questo sermone, che non fu per nulla contro l’eresia, respirava nondimeno contro l’eresia, perché Dio mi dette allora questo spirito in favore di quelle anime. Ho sempre affermato che chi predica con amore predica abbastanza contro gli eretici, benché non dissi una sola parola di disputa contro loroŒuvres, édition d’Annecy, T VII, p. 473. »
.

Fra i figli ci furono Matthieu di Raconis e tre delle sue sorelle delle quali una sarà carmelitana. La madre si convertirà un poco più tardi. L’ammissione della carmelitana avrà qualche difficoltà precisamente a causa della sua antica appartenenza al protestantesimo, ma madame Acarie, con la sua conoscenza profonda delle anime e i suoi giudizi molto sicuri, sarà d’opinione di ammetterla, ciò che, alla fine, sarà fattoLouise Abra de Raconis, née en 1567, entrée en 1605 au Carmel à l’âge de 38 ans, fit profession le 21 janvier 1606 à Pontoise où elle reçut le nom de Claire du Saint-Sacrement. Elle mourut à Pontoise le 17 juin 1666 : elle aura donc vécu jusqu’à lâge de 99 ans, dont 61 de vie religieuse ! S’agit-il d’une fille de Madame de Raconis ?.
Noi possediamo una seconda narrazione di questo episodio della predicazione di Francesco di Sales, molto vicina alla prima, ma che merita d’essere riportata, perché proviene da un testimone speciale, la madre Angelica Arnauld  :

« questo beato mi ha detto che predicando una volta a Parigi, si sentì trasportato tutto fuori di lui e, di forza, portato a caricare il suo discorso, che aveva pensato che Dio avesse in progetto la conversione di qualche anima, e che due o tre giorni dopo, una damigella chiamata Mme di Raconis, eretica, era venuta a trovarlo per farsi istruire nella fede, il movimento avendolo preso a questo sermone, dove madamigella Acarie l’aveva condotta per forza »Déposition de la mère Angélique Arnault sur les vertus de François de Sales, procès de béatification dit « de Paris », 1628, publié dans la Revue d’histoire et de littérature religieuse, Libraire Alphonse Picard et fils, Paris 1906, T XI..

La principessa di Longueville, la duchessa di Mercoeur (l’orazione funebre di Filippo Emanuele di Lorena, Duca di Mercoeur, nella Chiesa di Nostra-Signora di Parigi, sarà pronunciata da Francesco di Sales il 27 aprile 1602), Rachel di Raconis, sono tutte relazioni più o meno prossime e amiche di madame Acarie. Gli storici hanno fatto molteplici ipotesi per sapere tramite chi, precisamente, Francesco di Sales era entrato in relazione con il gruppo del Palazzo Acarie  : BerulleTrochu, op. cit., p. 666, affirme que Bérulle fut cet introducteur., o altri? non c’è bisogno di tante congetture quando si costata la presenza crescente e fattiva di Francesco di Sales nella Parigi religiosa dell’epoca. E’ dunque nell’ordine delle cose, e dei legami multipli, che Francesco di Sales entra in contatto con palazzo Acarie.

Il gruppo di palazzo Acarie.
L’uditorio presente conosce bene il gruppo che si riunì dentro palazzo Acarie, situato, si crede, tra la rue des Juif e la rue des EcouffesLéon Minot, dans sa monographie de l’hôtel Acarie, citée par Mgr Francis Trochu (T I, p. 664) indique que la rue des Juifs est devenue la rue Ferdinand Duval (IVème) et l’hôtel Acarie correspondait au n° 11 de la rue actuelle. Cette indication est reprise par Christian Renoux.. Oltre monsieur di Berulle (che cerca ancora il suo orientamento spirituale), vi si può incontrare Philippe Cospeau, professore dell’Università, controversista e predicatore già reputato (sarà vescovo d’Aire, poi di Nantes e Lisieux) ; André di Sauzea, professore al collegio d’Autun, così come Duval, prete zelante, sapiente dottore di Sorbona e grande evangelizzatore dei poveri; Jacques Gallemant, curato d’Aumale, amico di Jean di Bretigny e grande ammiratore dei Carmeli teresianiLajeunie, op. cit., p. 195. ; il padre Coton (che diventerà il confessore d’Enrico IV dal 1608) ; il padre Pacifique; Jean di Bretigny, il cui padre era spagnolo e che, secondo certi storiciTrochu, op. cit., p. 667., avrebbe conosciuto San Giovanni della Croce in Spagna, e che fu il primo traduttore delle opere spirituali di Teresa d’AvilaSerouet Pierre, De la vie dévote à la vie mystique, de Sainte Thérèse d’Avila à Saint François de Sales, Editions carmélitaines 1958, chap. VIII, p. 99.; Michel di Marillac di cui si conosce il ruolo eminente dapprima come membro del parlamento, per l’avvento d’Enrico IV al trono, poi in seguito per l’arrivo di Richelieu al Consiglio del re Luigi XIII (dopo la morte di Luynes), poi per la nomina di Custode dei sigilli e infine nella terribile disgrazia nella quale Richelieu lo precipitò per sua fedeltà alla Regina madre dopo la giornata degli inganni (10 novembre 1630). Vi si incontrano anche le Signore nobili già menzionate precedentemente : le principesse d’Orleans, Catherine di Longueville e sua sorella Marguerite d’Estouteville, madame di Breaute che finirà carmelitana, la marchesa di Meignelay…

E’ senza dubbio superfluo, per questo uditorio, di presentare ancora questo gruppo. Tuttavia quattro tratti meritano d’essere notati.
Questo gruppo, in linguaggio forse troppo moderno, è informale. Non proviene da volontà superiore né reale né ecclesiastica, né ha ricevuto delle costituzioni. Il legame essenziale che unisce le persone del gruppo, è quello della ricerca di Dio, nell’approfondimento della loro vita interiore nello spirito dell’epoca, tale che sia il più alto possibile.
Il gruppo si riuniva spesso. Secondo diversi storici, le riunioni sarebbero durate tre giorni, una volta la settimana al minimo. E’ dunque un luogo di vita corrente e non una vaga accademia o un salotto dalle attività episodiche. Si capisce dunque, come la partecipazione a questo gruppo sia un fattore di progresso nella « devozione », parola che deve essere presa nel senso datole da Francesco di Sales ne L’introduzione alla vita devota.
Le persone del gruppo sono dei ministri nella Chiesa, o esercitano già alte funzioni nella società civile, o sono delle signore, la maggior parte dell’alta nobiltà. Certo tutte queste persone sono autenticamente rivolte verso il servizio dei poveri, così numerosi a questa epoca, ma esse stesse escono principalmente da ambienti colti e, certo, prossimi al potere dei grandi del Regno e al re stesso.

Osservando da più vicino l’orientamento personale di ciascuno, si nota, da una parte che il Carmelo teresiano riformato è già conosciuto e ammirato dai più e dall’altra parte che i nobili provengono quasi tutti dell’antico partito cattolico della Lega, eccetto i LonguevilleRenoux Christian, Madame Acarie « lit » Thérèse d’Avila au lendemain de l’Édit de Nantes, p. 145, indique que Catherine d’Orléans, restée avec son frère et sa belle-sœur, fidèles à leur cousin Henri IV, fut à cause de cela, retenue prisonnière par des ligueurs à Amiens, ainsi que plusieurs membres de sa famille, lors de leur arrivée dans la ville le 27 décembre 1588. Cette détention fut très rude et dura plus de trois années jusqu’au 21 janvier 1592. legati ai Soissons e ai Guisa (e certamente gli Acarie stessi). Si sa quanto la Lega fosse favorevole alla Spagna, durante i dieci anni circa (1586 – 1596) quando, nelle province ha esercitato un vero potere di governo. Il re Filippo II, nel tempo che spera di mettere sua figlia Isabella sul trono di Francia, data i suoi Editti dalla « sua buona città di Parigi »Hanoteaux, op. cit., T I, p. 515., il Duca Enrico di Guisa essendo volta a volta ingannato e complice. L’armata spagnola è ovunque presente e, in Francia, si detesta lo Spagnolo. Enrico IV rigetta questa volontà di dominazione della Castiglia sulla Francia così come la teoria che la sostiene  : « la monarchia universale ».

Fra questo gruppo, che naturalmente non ha prevenzioni molto dichiarate contro la politica di Filippo II, ma che, dalla prossimità del re di fresco arrivato al trono, deve comporsi ad un’attitudine nuova di fronte alla Spagna, si trovano alcuni membri che sono già tentati d’introdurre il Carmelo riformato in Francia. La marescialla di Joyeuse (la madre del Cardinale di Joyeuse che consacrò questa cappella nel 1610 – vedere l’iscrizione alla base della vetrata della navata) avrebbe inviato Bretigny (non ancora prete a questa epoca, la sua ordinazione sacerdotale ebbe luogo il 7 marzo 1598) in Spagna nel 1592-1593 e avrebbe ottenuto dal re stesso il permesso d’installare a Rouen sei Carmelitane « volendole dalla Spagna stessa »Serouet, op. cit., p. 93.. Questo primo progetto fu seguito da un nuovo progetto, un po’ differente, concepito nel 1596 da Gallemant, per introdurre le carmelitane nella sua parrocchia d’Aumale; progetto, anch’esso, abortito.

Che cosa conosceva Francesco di Sales della spiritualità spagnola quando incontrò il gruppo Acarie ? in particolare, aveva letto le opere di Teresa d’Avila, tradotte da Bretigny dal 1601 ? Solo delle congetture sono oggi possibili. Benché Francesco di Sales abbia avuto una vastissima cultura spirituale e abbia letto gli autori del suo tempo, al tempo del suo soggiorno a Parigi nel 1602, è probabile che non abbia ancora avuto contatti con l’opera teresianaSerouet, op. cit., p. 68.. In Francia, qualche persona solamente aveva avuto l’occasione di leggere la prima traduzione di Bretigny, e probabilmente « nel 1601, madame Acarie non ignorava né l’esistenza di Teresa d’Avila, né la sua opera di Riforma nel seno dell’Ordine del Carmelo »Renoux Christian, op. cit., p. 124. Ce qui est dit ici diffère quelque peu du contenu de la note 10 ci-dssus.
Francesco di Sales, versato nelle questioni della politica francese d’obbligo e non di gusto, non vede nella Spagna il pericolo che la Francia vi vede, perché il Duca di Savoia, come si è scritto precedentemente, è l’alleato costante e leale di Filippo II. Così, senza alcuna prevenzione, ma solamente attirato dall’alto grado di vita spirituale di questo gruppo, vi partecipa con tutta la sua forza  : « Non c’erano fatiche che stornassero lo zelo di questo servitore di Dio, checché bisognava fare il cammino quasi di una lega, dopo la rue Saint-Jacques fino a dietro il piccolo Saint-Antoine; lo faceva a piedi, senza avere riguardo al tempo, col sole o con la pioggia, fra il fango di cui c’è sempre presenza a ParigiDe Longueterre, cité par Mgr Francis Trochu, T I, p. 668. ».

3. La decisione d’introdurre il Carmelo riformato in Francia.

Delle relazioni tra queste due anime scelte non sappiamo direttamente che poche cose. E’ un caso sfortunato che ha fatto sì che delle migliaia di lettere che Francesco di Sales ha scritto, i nove decimi siano state perdute o distrutteSerouet, op. cit., p. 137. e che fra quelle che avrebbe scritte a madame Acarie, due lettere solamente ci siano pervenute, l’una scritta nel 1606 e l’altra nel 1612. Certi hanno preteso che dall’incontro del 1602 sia nata una corrispondenza durata 16 anni, ma di questa corrispondenza non restano che queste due lettere. Tuttavia, nella penna di Francesco di Sales, la menzione o l’evocazione di madame Acarie è frequente (dal 1603 al 1621, si sono recensite 15 menzioni e forse ve ne sono altre ancora) e sappiamo da una lettera del 21 gennaio 1612 che uno dei figli di madame Acarie soggiornò ad Annecy nel 1603-1604.
Pertanto ciò che sappiamo è molto importante secondo due angoli di vista : il primo concerne la direzione spirituale, il secondo l’introduzione del Carmelo riformato in Francia. Vediamo più da vicino.

La questione della direzione spirituale.
Quando, alla fine di maggio (o nel corso di giugno) 1602, dom Beaucousin, certosino, confessore di madame Acarie fu, secondo il suo desiderio, inviato come priore della certosa di Cahors, richiese a monsignore di Sales di volerla ascoltare in confessione  : « Questa santa damigella si confessa volentieri a lui (Francesco di Sales) e fuori della confessione gli svela le sue mancanze e imperfezioni con una gran franchezzaDom Jean de Saint François, Vie du bienheureux Messire François de Sales, Jean de Heuqueville, Paris, 1624, p. 163. ». Naturalmente gli chiede di diventare, al presente, il suo nuovo confessore (il 5 giugno 1602 è la data della sua prima confessione).
Dopo la morte di Maria dell’Incarnazione (18 aprile 1618), Francesco di Sales si sentirà autorizzato a prendere da madame Acarie degli esempi in vista dell’edificazione di certe persone sotto la sua direzione spirituale. Alla madre Angelica Arnauld, badessa di Port Royal, a Maubuisson (vedremo in seguito perché Maubuisson apparirebbe qui), Francesco di Sales indirizza questa lettera di Parigi, in data del 15 o 20 giugno 1619  :

« il buon padre (si tratta del padre Sans, generale dei Feuillants) ha un’opinione, fondata nella sua virtù e umiltà, che non possa passare un giorno senza peccato veniale di cui ci si possa accusare in confessione. Ma l’esperienza su ciò mi ha fatto credere il contrario, perché ho visto diverse anime esaminate non dire niente che possa notare essere peccato; e, tra gli altri, la beata serva di Dio, madamigella Acarie. Non dico che forse non commettesse qualche colpa veniale ma affermo che non le poteva specificare nel suo esame, né io riconoscere nella sua confessione, e che, di conseguenza, avevo ragione di farle ripetere l’accusa di qualche colpa anticaŒuvres, éditions d’Annecy, T XVIII, p. 390. ».

Si ritrova lo stesso esempio in uno degli intrattenimenti spirituali alle Visitandine della Galerie, l’antivigilia stessa del decesso di Francesco di Sales  :

« Bisogna che vi dica una cosa che mi capitò a Parigi, confessando la beata Maria dell’Incarnazione, che era ancora secolare. Dopo averla confessata due o tre volte con molta attenzione, alla fine dissi una volta a questa beata che non le potevo dare l’assoluzione, perché le cose delle quali s’accusava erano minime imperfezioni e non peccati, e gliene feci dire uno che aveva fatto precedentemente … lei si stupì forte che le dicessi di non trovare peccato veniale e mi ringraziò grandemente d’averle donato questa luce, assicurandomi che non aveva mai pensato a questa distinzioneŒuvres, éditions d’Annecy, T VI, p. 204. ».

In un’altra lettera, Francesco di Sales fa conoscere alla sua corrispondente, la madre di Chastel, verso la fine del 1618, come Satana può illudere le anime, appoggiandosi su ciò che aveva appreso da madame Acarie  :

« Ci fu al tempo della beata suor Maria dell’Incarnazione, una ragazza di basso stato che fu ingannata con l’inganno più straordinario che è possibile immaginare. Il nemico, in figura di nostro Signore, diceva per lungo tempo le sue ore con lei, con un canto così melodioso che la rapiva continuamente. Si comunicava spesso sotto l’apparenza di una nuvola argentea e splendente, da dentro la quale faceva venire una falsa ostia nella sua bocca. La faceva vivere senza mangiare cosa qualunque …
Questa ragazza aveva tante rivelazioni che alla fine ciò la rese sospetta verso la gente d’ingegno. Ne ebbe una veramente pericolosa, per la quale si pensò bene di fare progetto della santità di questa creatura; e per ciò si mise con la beata suor Maria dell’Incarnazione, allora ancora maritata; essendo cameriera e trattata un po’ duramente dal defunto M. Acarie, si scoprì che questa ragazza non era per nulla santa e che in lei c’era solo un ammasso di visioni false.
E riguardo a lei, si seppe che non ingannava maliziosamente il mondo, ma che era la prima ingannata, non essendoci da parte sua altra mancanza, se non la compiacenza che prendeva ad immaginarsi santa e il contributo che faceva di qualche simulazione e duplicità per mantenere la reputazione della sua vana santità. E tutto ciò mi è stato raccontato dalla beata Maria dell’IncarnazioneŒuvres, Lettre à la mère de Chastel, édition d’Annecy, T XVIII, p. 325. »
.

Francesco di Sales, notiamolo, qualifica naturalmente di « Beata » madame Acarie. Con la sicurezza di presentare un esempio molto sicuro, ci mostra un’anima con un giudizio affinato (a volte all’eccesso) per riconoscere il suo peccato in coscienza e per scoprire gli inganni del maligno. Possiamo affermare che questi due esempi ci rassicurano ancora di più per autentificare i doni mistici eccezionali dei quali madame Acarie fu gratificata in questa epoca. Fu certamente questione, tra loro due, d’altri fatti mistici, ma Francesco di Sales osserverà un riserbo sul quale avrà qualche rimpianto alla fine della sua vita  :

« Qualche mese prima della sua morte, io (Jean di San-Francesco) gli domandai se aveva avuto qualche conoscenza più particolare delle grazie straordinarie che Dio comunicava a questa santa Damigella e che quelli che hanno parlato di lei lasciarono scritte. Mi rispose francamente di no. Per questo, mi diceva che, quando avvicinava questa santa anima, imprimeva nella sua un così gran rispetto alla sua virtù, che non ebbe mai l’arditezza di interrogarla su cosa passasse in lei, e non aveva voluto sapere del suo interiore niente di più di ciò che lei gli aveva voluto comunicare di sua iniziativa …
Ora, diceva, parlava più volentieri delle sue mancanze che delle sue grazie; e io la guardavo non come una penitente, ma come un vaso che lo Spirito Santo aveva consacrato per il suo uso…
Oh ! feci una gran mancanza a non fare il mio profitto della sua santissima conversazione, perché m’avrebbe volentieri comunicata tutta la sua animaDom Jean de Saint François, op. cit., p. 163 et 166. »
.

Questo mostra una volta di più quanto Francesco di Sales resti meravigliato dalla bellezza dell’anima di madame Acarie e, naturalmente, adotta un’attitudine di riservata delicatezza di fronte a lei. Il suo rimpianto è di non avere sufficientemente fatto il suo profitto dalla « sua santissima conversazione » e ciò potrebbe suggerire che Francesco di Sales non si sarebbe sentito di taglia sufficiente per assumere la direzione spirituale di madame Acarie in quest’epoca.

L’introduzione del Carmelo riformato in Francia.
L’uditorio qui presente conosce, dal dettaglio, il ruolo di madame Acarie nell’introduzione del Carmelo in Francia. Ricordiamo in sunto l’essenziale dei fatti  :

Madame Acarie riceve un primo mandato da Teresa d’Avila (che non è ancora beatificata, non lo sarà che nel 1614) probabilmente verso l’ « inizio dell’estate 1601, in giugno o in luglio »Renoux, op. cit., p. 136.. Tre biografi hanno riportato il tenore e le circostanze di questo mandato : André Duval, il padre Coton e il padre Manrique. Il primo biografo, André Duval, scrive che dopo la lettura dell’opera di Teresa d’Avila « a pochi giorni di distanza, la beata Teresa apparve visibilmente a Maria che faceva orazione e l’avvertì che tale era la volontà di Dio in questi termini : « come io ho arricchito la Spagna di quest’Ordine molto celebre, così tu che restauri la pietà in Francia, hai il compito di fare beneficiare questo paese dello stesso beneficioPicard Michel, Portrait de madame Acarie, chap. 14, livre en préparation. ». Dalla relazione del padre Coton  : « Andando dalla sua casa a udire la santa messa al piccolo Saint Antoine, le sembrò tutto un colpo di vedere la gloria che rispondeva alle perfezioni della beata madre Teresa… ». Certi hanno potuto dedurre « che questa visione sia avvenuta in piena via e non dentro di un oratorio o una chiesa, come lascia pensare il racconto di A. Duval »Renoux, op. cit., p. 134, note 4..
Che importa in fondo il luogo dove questo mandato fu ricevuto ? Madame Acarie, come è di regola, sottopone questa visione al discernimento del suo confessore, il padre Beaucousin, che è convinto che si tratta bene di volontà divina. Forte di questa certezza e fermo quando si tratta di discernere la volontà di Dio nelle visioni ricevute dalle umili creature, il padre Beaucousin decide, senza dubbio, di sottoporre la realizzazione di questo progetto all’esame dei teologi.
Il progetto stesso, si è visto, non è nuovo nella sua essenza, ma il fatto che Barbe Acarie ne sia ora incaricata, è sufficiente perché sia giustificato quest’esame. Gli « esaminatori » riuniti sono certamente MM. Berulle, Duval e Gallemant e forse, in più, Jean di Bretigny, il che parrebbe essere del tutto nell’ordine delle cose possibili e normali. Così Duval scrive  :

« eccoci dunque riuniti nella cella del reverendo padre Beaucousin, il sopradetto messere Gallemant, messere di Bretigny, messere di Berulle, più tardi degno cardinale della Chiesa romana e io. L’affare è proposto al nostro esame : si pesa le ragioni pro e contro; si esamina i mezzi di realizzazione, ma alla vista d’immense difficoltà, d’immensi ostacoli, tutti, a una sola voce, rigettiamo l’impresa come assolutamente impossibile e, unanimemente, consigliamo a Maria d’abbandonare questo disegno o, almeno, di lasciarlo in sospeso attendendo che divenga più facile a realizzare in altre circostanze, la potenza divina avendo modo di superare gli ostacoliPicard, op. cit. chap. 14, p. 3. ». L’ostacolo principale erano la tensione permanente con la Spagna e il sospetto che sarebbe potuto nascere nel fare penetrare degli interessi spagnoli in Francia tramite l’intermediazione, anche travestita, di superiori di Spagna per dirigere delle buone religiose.

Ma quest’obiezione non è senza dubbio la sola. I teologi « concludono infine d’attendere che Dio faccia apparire di più la sua volontà, pregandolo d’aprire la via a ciò che comandava, che appariva allora fortemente chiusa (in stallo); che se non lo faceva, avrebbero motivo di credere che questa visione sarebbe piuttosto illusione, che risparmierebbe a loro le peneRenoux, op. cit., p. 137. ».
Qui si notano bene le obiezioni a questo stadio dell’affare : la volontà divina nelle visioni, la Spagna in lotta contro la Francia, e l’assenza di fondatore (donatore di rendite) autorizzato da lettere patenti del re a questa fondazione, tutto ciò in un quadro strettamente gallicano.

Avanti il marzo 1602, una seconda visione viene a confermare madame Acarie nella sua vocazione e a « rimettere l’affare sul tappeto ». « Sette – otto mesi più tardi, ci dice A. Duval, la santa madre le apparve per la seconda volta, più fortemente e potentemente che la prima, comandandole di mettere daccapo in piedi quest’affare, assicurandola che nonostante tutte le difficoltà che si trovassero, sarebbe riuscita Renoux, op. cit., p. 139.».

Come è stato menzionato, Dom Beaucousin lascerà Parigi per Cahors verso la fine del maggio 1602 (o più probabilmente all’inizio di giugno, come si vedrà qui sotto). Quanto a Francesco di Sales, è a Parigi dopo il 22 gennaio 1602. Questo periodo è dunque cruciale poiché la seconda visione del marzo 1602 è certamente, come la prima, sottoposta da madame Acarie al suo confessore Dom Beaucousin. Egli, già convinto dell’intervento divino nella prima visione, non può che confermare la veracità della seconda visione e augurare di sottoporre il contenuto del comando che contiene a questo stesso gruppo di teologi al quale s’aggiunge, diremmo naturalmente, Francesco di Sales. E’ molto probabile che quest’ultimo sia stato messo al corrente delle visioni da madame Acarie stessa, e della seconda visione in particolare.

Gli storici non sono tutti esattamente d’accordo sullo svolgimento della riunione d’esame della seconda visione. La versione più verosimile è che questa si tenga nella cappella dei certosini, aperta al pubblico, e ciò permette a madame Acarie d’essere presente in persona al dibattito  : « si è trovato nei taccuini di San Francesco di Sales che il quinto giorno del giugno 1602, M.elle Acarie, detta dopo la beata Maria dell’Incarnazione, essendosi confessata da lui, gli aveva comunicato la sua anima e le sue finali risoluzioni per avere le carmelitane in FranciaTrochu, op. cit., T I, p. 673. ». Francesco di Sales lasciò a madame Acarie la preparazione  : « era già la beata che conduceva la barca », nel frattempo che dette discretamente la sua approvazione.
A quest’approvazione e, tenuto conto delle sue conoscenze a Roma, aggiungerà una lettera (alla quale sembra non avere mai ricevuto risposta) molto bella, che merita d’essere citata perché, come dice Pierre Serouet « è un onore per il Carmelo di Francia che un San Francesco di Sales si sia degnato di intervenire presso il Santo-Padre in favore della sua fondazione »Serouet, op. cit., p. 114..
Questa lettera, in latino, lingua che Francesco di Sales maneggiava con facilità ed eleganza, è indirizzata a papa Clemente VIII, in data 15 novembre 1602  :

« Santissimo padre,
Essendo a Parigi per quest’affare del quale ho scritto per lungo tempo a vostra santità, non ho potuto evitare di predicare davanti al re, ai Principi e al popolo : in quest’occasione madame Catherine d’Orleans, Principessa di Longueville molto illustre, non solamente dal sangue di molto grandi Principi della sua casa, ma anche della carità di Gesù-Cristo, che avrebbe progettato di fondare un monastero delle carmelitane, mi chiamò con qualche teologo, per consultarci su questa fondazione. Pensammo che la cosa fosse ben considerata, che il consiglio prendesse la sua origine da Dio, e che fosse profittevole ai più, a sua più grande gloria. Una sola difficoltà si presenta : fare venire dei padri di questo stesso ordine per governarle; ciò era molto difficile : ma si vide l’esempio d’un monastero con la stessa regola, che è sotto l’incarico d’un padre della Congregazione dell’Oratorio. Così dunque si sono scelti tre uomini, dotati di buoni costumi e ben versati negli affari, per governarle : e con questo mezzo si sono soddisfatte le difficoltà, che potrebbero sopravvenire da qui in avanti dall’ingiuria del tempo e dei luoghi. Non resta niente ora, se non che la Santa Sede Apostolica autorizzi questo affare; e già il re ha ratificato il suo consenso, contro la speranza dei più. È perché questo messaggio si getterà ai piedi di vostra Santità, per supplicarla di concedere delle Bolle Apostoliche, dalle quali tutto passa e va a fine felicemente : e io, Santissimo padre, che sono stato presente in tutti i consigli, benché sia indegno che la mia testimonianza sia intesa, così assicuro che questo sarà al profitto della Cristianità, che vostra Santità autorizzerà con le sue benedizioni questi celesti movimenti, in questo tempo principalmente e in questo luogo. Così richiede molto umilmente questa virtuosa Principessa; così molte altre persone e io parallelamente con loro. Dio conceda che la vostra Santità viva lungamente in salute per noi e per tutti i buoni.
Santissimo padre,
Vostro umilissimo, obbedientissimo e indegno servitore,
Francesco, vescovo di GinevraFrançois de Sales, Epîtres spirituelles, Edition de sainte Jeanne de Chantal, 1626, livre premier, p. 17. »
.

Francesco di Sales attesta la veracità delle visioni e dei comandi che esse contengono, contorna la difficoltà dei superiori spagnoli dettando la sua mallevadoria ad una soluzione originale di superiori francesi, Oratoriano per uno tra loro, e infine, introduce la Principessa di Longueville come fondatrice (nel senso di donatrice nella fondazione) e ciò facilita, oltre a Roma, il procedimento d’accettazione presso il re Enrico IV. Ci si è molto interrogati sul ruolo di Francesco di Sales nell’introduzione del Carmelo in Francia : fu essenziale o secondario ? vedendo ciò che è riportato, non c’è dubbio che questo sostegno fu discreto ma molto forte per portare, a buon fine, ad una decisione che era, per lo meno, malagevole. Non esitiamo a scrivere che tutti avevano paura, e nessuno aveva il peso sufficiente per pervenire al fine : Francesco di Sales ha procurato loro un importante incoraggiamento.

Le due lettere di Francesco di Sales a madame Acarie.
Come si è visto sopra, solo due lettere sono pervenute fino a noi, ma si può molto legittimamente supporre che ce ne furono altre. In tutti i casi sappiamo anche, da altre lettere, che il legame di Francesco di Sales con il Carmelo riformato di Francia, è stato costante e stretto. Le due lettere sono entrambe datate avanti l’entrata di madame Acarie al Carmelo (7 aprile 1614).
La prima, del 6 marzo 1606, è indirizzata da Chambery a « Madamigella Acarie », denominazione dell’epoca per le signore maritate  :

« mi si scrive da Digione che monsieur di Berulle e monsieur Gallemant vi sono e anche che monsieur di Berulle viene da questa parte e che mi farà l’onore di avanzarsi fino dove io sarò. Vi assicuro che questa sola nuova mi ha già riempito di gioia e di contentezza e così ciò che mi capita lo terrò per un singolare favore di Dio … »

La nota esplicativa di questa lettera menziona  : « a questa data, in effetti, le carmelitane di Digione si trovano alloggiate troppo allo stretto, i loro superiori si curano di procurare loro un’altra abitazione. È senza dubbio per negoziare questo affare che MM di Berulle e Gallemant soggiornarono allora a DigioneŒuvres, librairie E. Vitte, Lyon 1904, T XIII, vol. III, p. 153, lettre CCCXXXIII. ».

La seconda è del 21 gennaio 1612. Il Duca Enrico di Genevois Nemours, anziano e residente ora in modo permanente al castello d’Annecy, possiede anche un palazzo parigino. Sua madre, Anna d’Este (sposa in prime nozze del Duca di Guisa, vedova a 32 anni, sposata in seguito in seconde nozze con Carlo Emanuele di Genevois Nemours) è morta nel 1607 e suo fratello, Carlo Emanuele, vive recluso al castello di Pierre-Cise. Non avendo Enrico discendenza, Berulle probabilmente aveva chiesto alla sua parente, madame Acarie, d’intervenire presso Francesco di Sales, per ottenere la vendita di questo palazzo parigino per alloggiarvi la Congregazione nascente dell’Oratorio. Ecco la risposta, nello stile un po’ ampolloso dell’epoca  :

« Madamigella,
credete, Vi supplico, che risento sempre una particolarissima consolazione quando mi fate il bene di inviarmi delle vostre nuove e di assicurarmi della vostra santa benevolenza. Se avete desiderato la mia presenza, ho bene corrisposto dalla mia parte, stimando che un viaggio sarebbe grandemente utile, non agli altri ma a me che, con la conferenza che avrei con tanta gente dabbene, rinfrescherei le risoluzioni e lo Spirito che m’è necessario nella mia vocazione.
Avrei desiderato più che non si può dire, d’essere utile al servizio della santa Congregazione che nasce ora sotto la direzione di monsieur di Berulle, la quale io ho opinione dovere essere una delle più fruttuose che ci non siano mai state a Parigi; ma non posso in nessuna maniera, Nostro Signore non trovandomi degno, e trovando l’affare di cui il detto Signor Berulle mi scrisse, impossibile; nondimeno vi avrei volentieri contribuito con tutto mio potere, se ci fosse apparenza di vederlo riuscire.
Dio, che della sua misericordia è autore di questa benedetta riunione, le troverà luogo, la proteggerà e dilaterà per la salute e la perfezione dei più. Così lo supplico e che vi faccia di più in più abbondare il suo Santo amore, al quale vi supplico di raccomandarmi continuamente, come una persona che è per sempre,
Madamigella …François de Sales, Lettres d’amitié spirituelle, éditées par A. Ravier, Bibliothèque européenne, DDB 1980, p. 415-416. »
.

I termini di Francesco di Sales non sono certamente solo quelli della squisita gentilezza della quale ha fatto mostra tutto il tempo della sua vita. Dice certamente che pensa di sapere che un incontro con il gruppo Acarie sarebbe stato utile dapprima per lui stesso nell’esercizio della sua vocazione. Dice anche quanto stimi che l’Oratorio sia fruttuoso. Ma, contrariamente a ciò che potevano pensare Berulle e la sua parente, non giudica che un intervento da parte sua presso il Duca Enrico abbia la minima chance di andare a buon fine. Dunque s’astiene, a dispetto delle sue buone relazioni ad Annecy.

4. L’ultimo viaggio di Francesco di Sales a Parigi nel 1618-1619

Dopo delle dilazioni che dureranno almeno nove anni, alla fine del settembre 1618, un viaggio a Parigi è deciso dall’abile Carlo-Emanuele al fine d’ottenere per suo figlio, Vittorio-Amedeo, principe di Piemonte, un uomo di trentun anni, la mano di Cristina di Francia, prima figlia d’Enrico IV e di Maria dei Medici, di conseguenza sorella di Luigi XIII, un’adolescente di dodici anni (la seconda sorella di Luigi XIII, Henriette, sposerà lo sfortunato Carlo I d’Inghilterra). Per un tale affare, Carlo-Emanuele vuole che la scorta che si presenterà alle porte di Parigi sia impressionante : monsignore di Ginevra, Francesco di Sales deve esserci assolutamente, e quest’ultimo non si può evidentemente rifiutare al suo principe.
Il 7 novembre 1618, la scorta arriva a Parigi e dall’indomani, mercoledì 8 novembre, si tiene un ricevimento al Louvre dove Francesco di Sales incontra il re Luigi XIII. La negoziazione sarà condotta lealmente, poiché Richelieu vede in questa unione un legame con la Savoia, la troppo fedele alleata della Spagna. È così che il 10 febbraio 1619, il cardinale Francesco de La Rochefoucauld, grande Elemosiniere di Francia, assistito dal vescovo di Ginevra, benedirà il matrimonio del principe di Piemonte e della principessa Cristina.

Ma ritorniamo al mese di novembre 1618. Madame Acarie, al Carmelo, Maria dell’Incarnazione, non è più (dopo il 18 aprile 1618). Francesco di Sales durante questo nuovo soggiorno nella capitale, non nega le conferenze alle persone del mondo, come nel 1602; ma esse s’assembrano ormai presso le carmelitane, presso le Orsoline e presso le Visitandine nel loro primo convento parigino. Quale cammino percorso nello spazio di 16 anni! Francesco di Sales incontra anche Berulle che, come aveva presentito, ora ha fondato l’Oratorio in Francia, così come André Duval, al presente entrambi superiori generali di una ventina di monasteri. A suo riguardo l’Anno santo riporta  : « il diciottesimo giorno dell’anno 1619, questi due grandi servitori di Dio si confessarono e si dettero mutuamente delle opinioni spirituali sulla loro condotta »Trochu, op. cit., T II, p. 628..
È in delle circostanze poco leali che Monsieur Arnauld ottiene per sua figlia Jacqueline, chiamata con il nome di confermazione Angelica, la pastorale abbaziale di Port-Royal-des-Champs. Convertita alla stretta osservanza all’età di 18 anni, ristabilisce una vita regolare nell’abbazia. Ma l’altro monastero cistercense, Maubuisson, posto a Saint Ouen l’Aumone, si trovava ancora nel 1618 sotto il governo stravagante d’Angelica d’Estrée, sorella della celebre Gabriella. Nel febbraio 1618, Luigi XIII, probabilmente deciso a finirla con venticinque anni di sregolatezze, ordinò a madre Angelica Arnauld di riformare Maubuisson.

Durante questi primi mesi, madre Angelica Arnauld incontrerà inverosimili difficoltà, queste sono le sue confidenze. Tramite l’intermediazione del padre di una delle giovani di Maubuisson (Monsieur di Bonneuil), il 5 aprile 1619, questo padre condusse Francesco di Sales al monastero. In seguito Francesco di Sales ritornò a Maubuisson diverse volte. Il suo passaggio è noto il 17 luglio e poi verso la fine d’agosto 1619. È così che la madre Angelica ha potuto fare una deposizione al processo di canonizzazione di Francesco di Sales, deposizione del più grande interesse per noi. Ci dice  :

« Io l’ho visto cinque volte andare al convento delle Carmelitane di Pontoise per rendere onore alla beata suor Maria dell’Incarnazione, che aveva bene conosciuta, della quale stimava la santa vita e ne parlava una volta con grande affetto, partendo per andare dire la santa messa nel suo monastero. Ci fu qualcuno che gli domandò se diceva la messa in onore di questa santa suora; rispose : « Oh no! Dio me ne guardi, bisogna prima avere la parola della Santa Sede, ma l’invocherò bene nel mio particolareProcès de béatification dit de Paris, op. cit. ».

C’è bisogno di rilevare che Francesco di Sales, grazie a Maria dell’Incarnazione, ha celebrato la messa qui (ma non « in onore » di lei perché non era ancora « elevata sugli altari » secondo l’espressione sacra). Un altro testimone del processo di canonizzazione dice  :

« riporterò per prova della stima che si faceva di questa beata, ciò che abbiamo inteso dalla bocca del beato Francesco di Sales vescovo e principe di Ginevra. Un giorno venne vicino a questa città e in questo monastero per farci le sue devozioni a causa del Santo deposito che vi si trova, così che lo testimoniammo. Disse la santa messa, e ci fece una predicazione…Procès de béatification, témoignage 107 de mère Marie de saint Joseph (Fournier). ».

Questa predicazione non ci è, sfortunatamente, pervenuta. Ma si immagina Francesco di Sales, già aureolato della sua grandezza, riconosciuta dai suoi contemporanei tanto ad Annecy che a Parigi, fare qui una predicazione!

5. Qualche ultima parola per concludere

Francesco di Sales ebbe corrispondenza con la maggior parte dei figli di madame Acarie e con delle Carmelitane dei differenti monasteri fondati nel corso dei primi venti anni del XVII secolo. In una lettera datata settembre (od ottobre) 1620 alla figlia maggiore di madame Acarie, allora priora al Carmelo d’Orleans, avendo ricevuto in religione il nome di Maria di Gesù, Francesco di Sales scrive  : « …Ma preparatevi anche ad inviarmi un’immagine d’un ritratto che avete, che avrei senza dubbio fatto copiare nel tempo che ero a Parigi, se avessi saputo che ce ne era uno al mondo »Œuvres, édition d’Annecy, Lettre MDCCV de septembre ou octobre 1620, à la mère Marie de Jésus, prieure du Carmel d’Orléans. Dans la note de la lettre du 20 ou 21 septembre 1619 adressée par François de Sales à la même (Œuvres, édition d’Annecy, lettre MDLIV Tome XIX, p. 23) on lit : « La fille aînée de sœur Marie de l’Incarnation, tandis que je fus à Paris il y a 20 ans, était non seulement ma fille spirituelle mais ma partiale (ma préférée), écrit François de Sales en 1620 ». La note poursuit : « Peut-être le naturel « bon, franc et naïf » de madame Acarie était-il la cause de cette inclination particulière, peut-être le saint compatissait-il aux luttes intérieures de la jeune fille, qui, malgré son attrait pour la vanité, ne pouvait se résoudre à se fixer dans le monde et n’avait cependant pas le courage d’entrer en religion. Un pèlerinage à Notre Dame de Liesse en 1607 mit fin à ses hésitations ; six mois après elle devenait sœur Marie de Jésus au Carmel de Paris et le 25 mars 1609 elle prononça ses vœux en même temps que sa sœur Geneviève. Quand sa bienheureuse mère fit profession au monastère d’Amiens (1615), sœur Marie de Jésus s’y trouvait et l’année suivante elle fut élue sous-prieure. En 1620, elle prit la conduite de la maison d’Orléans où elle mourut le 2 juillet 1641. Les avis de saint François de Sales « qui lui faisait assez fréquemment l’honneur de lui écrire » (disent les chroniques de l’ordre – Troyes 1856, T III, p. 185) l’aidèrent beaucoup dans son gouvernement).. Nella lettera del 24 aprile 1621 indirizzata a Michel di Marillac, allora custode dei sigilli di Luigi XIII, in ringraziamento dell’invio del ritratto, esprime anche la sua gioia per la pubblicazione della prima biografia di André Duval (marzo 1621), della quale avrà un esemplare in giugno (o agosto) 1621. Non c’è dubbio che lesse il testo con profonda attenzione, tanto più che stimava grandemente il biografo  :

« Signore,
Io vi rendo mille azioni di grazie del ritratto della beata suor Maria dell’Incarnazione e non so che cosa potrei ricevere di più utile e gradevole alla mia anima; poiché da una parte ho un amore così pieno di riverenza per questa santa persona e dall’altra parte una così grande necessità di risvegliare spesso nel mio spirito i pii affetti che la sua santissima comunicazione ha esercitato altre volte in me, durante i sei mesi nei quali ero quasi suo confessore ordinario e in tante diverse occasioni del servizio di Dio, quando mi parlava e intratteneva quasi tutti i giorni.
Mi hanno detto che si era scritta e fatta stampare la sua vita; e fu la madre priora di Lione che vidi l’altro giorno essendo là. Oh quale profitto renderà a lei e anche ai secolari, se la pièce della sua storia, del tempo che fu al mondo, è stata bene rappresentata, come credo che lo sia, poiché è monsieur Duval che l’ha composta. Insomma sono così amatore e ammiratore di questa santa anima e amo tutti quelli che lei amava in questa vita, e particolarmente voi, signore, di cui lei stessa mi procurò la benevolenza, che vi supplico di conservarmi; e ringraziandovi subito di questo santo ritratto, vivrò, con l’aiuto di Dio, e morirò vostro umilissimo e affezionatissimo servitore.
Francesco, Vescovo di GinevraŒuvres complètes de Saint François de Sales, Albanel et Martin, Paris 1839, T III, p. 682-683.
»
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La storia del ritratto meriterebbe un certo sviluppo, ma oltrepassa il quadro di questa conferenza. Importa solamente di sapere che Francesco di Sales non lo trovò molto rassomigliante, sul piano dell’espressione spirituale s’intende. Vogliamo comprendere, nella conferenza di Suor Anne Thérèse, quale immagine vivente e profonda Francesco di Sales aveva conservato di Madame Acarie, immagine di venti anni prima, perché, così ha detto, non la rivide più dopo la sua partenza da Parigi nel 1602.

Ecco due grandi anime, molto unite che hanno una forma di spiritualità spesso vicinissima l’una all’altra. Quale dei due influenzò l’altro ? La questione può solamente essere posta così ? Certi sono andati fino a pensare che madame Acarie fosse una delle Filotee di Francesco di Sales, in tutti i casi resta un esempio vivente di ciò che descrive nella sua Introduzione alla vita devota.