Afronte di una moltitudine di avvenimenti che la sollecitano, Madame Acarie, dopo avere donato il suo tempo a Dio e ai suoi familiari, trova ancora il tempo per :
• curare negli ospedali, i feriti e i malati poveri,
• assistere i morenti,
• aiutare molte donne in difficoltà, particolarmente le prostitute,
• dare del lavoro ai disoccupati in tempo di carestia,
• avere una grande sollecitudine per i suoi domestici,
• aiutare con i suoi beni gli ecclesiastici e le chiese povere, etc…
dando così prova di un raro talento di organizzazione e di efficacia !
MADAME ACARIE DI FRONTE ALLE PROVE DEL PROSSIMO
Conferenza de Michel PICARD, presidente
Marguerite di Gondy, marchesa di Maignelay, ha frequentato Barbe Acarie nel mondo per 18 anni. Testimonia cosìRITI 2236-403v, c’est-à-dire Archives secrètes vaticanes, Congrégation des Rites, volume 2236, feuillet 403, verso. :
« Io ho notato una così grande aderenza dello spirito di questa Beata a Dio e una così facile conversione di ritorno dell’azione all’orazione che sembra che la sua vita non sia stata che una continua orazione, ma attiva e di comportamento ».
Fra Efrem YON ci ha parlato con fervore della mistica Barbe Acarie; vediamo ora come si comportava la caritatevolissima Barbe.
Una parola solamente sulla sua carità dopo l’entrata in religione. Lei aveva sollecitato d’essere messa in un Carmelo molto spoglio per viverci il più poveramente possibile e lontano da Parigi per fuggire i grandi di questo mondo. Arriva a Amiens nel febbraio 1614 con l’idea, scrive André DuvalAndré Duval, La Vie admirable de la bienheureuse sœur Marie de l’Incarnation, appelée dans le monde Mademoiselle Acarie, religieuse converse de l’ordre du Mont-Carmel et fondatrice de cet ordre en France, Paris, Librairie Victor Lecoffre, 1893 p. 254., di « spogliarsi di tutte le cose create e rivestirsi di Dio solo ». E’ dunque nella gioia e nella gratitudine di beneficiare del silenzio e della clausura del monastero. In realtà, la priora, indovinando tutto il bene che può procurare alle suore e in particolare alle novizie, le richiede di parlare loro, di guidarle, di rispondere alle loro questioni. È così che, dimenticando le sue aspirazioni, praticherà la sua carità durante gli ultimi anni della vita.
Ma è la sua carità nel mondo l’oggetto del presente esposto. Si caratterizza dalla sua continuità, dal suo realismo, dalla sua intensità e dalla sua generalità in quanto alle persone aiutate.
Per situare i fatti, ecco qualche riferimento :
- La nascita nel 1566 e il suo matrimonio nel 1582, a 16 anni e mezzo.
- La nascita di sei bambini dal 1584 al 1592.
- Dal 1587, la lettura della sentenza « troppo è avaro colui al quale Dio non basta » e la sua conversione radicale.
- Nel 1590, le sue prime estasi e nel 1593, le stimmate.
- Quasi nello stesso tempo, il bando di suo marito, la rovina, l’incidente di cavallo, il femore rotto a tre riprese.
- Nel 1601 e 1602, la richiesta e poi il comandamento divino d’introdurre il Carmelo riformato in Francia.
- En 1612, la fondation de l’ordre des Ursulines.
- Nel 1613 la morte di Pierre Acarie e l’entrata di Barbe al Carmelo tre mesi più tardi.
- La morte di suor Maria dell’Incarnazione il 18 aprile 1618.
Per comodità, dividerei il mio esposto in cinque capitoli :
1. La cura dei feriti e dei malati poveri.
2. L’attenzione ai religiosi.
3. L’attenzione al suo personale e le relazioni con gli operai e gli artigiani.
4. L’aiuto alle donne.
5. La carità verso suo marito.
Ma questa distinzione è ingannevole perché Barbe Acarie agiva tutto in una volta e in permanenza in favore di queste cinque categorie di persone. Madre Maria di San Giuseppe (Fournier), che la conobbe qualche mese nel mondo e fu alla fine sua priora qui a Pontoise, riporta anche2233-53r. :
« La detta suor Maria dell’Incarnazione mi disse che si era vista avere fino a 25 affari nello stesso tempo».
Per « affare », bisogna intendere la presa in carico di Barbe Acarie di uno sconforto, di una preoccupazione, di una malattia, di un’incapacità, di un bisogno, etc. Perché era attenta a tutti questi aspetti della vita altrui.
Il padre Coton, antico superiore dei Gesuiti in Francia, precisa il quadro spirituale di tutta questa attività spirituale2233-62r. ; la sua testimonianza si aggiunge a quella di Marguerite di Gondy citata precedentemente,
« [L’anima] di Madamigella Acarie, allorché era nel mondo, era occupata alla cura della sua casa, al servizio dei poveri e alla salute di quelli che la visitavano, senza interruzione e senza perdere Dio di vista».
1. cura dei feriti e dei malati poveri
La vocazione religiosa originale di Madame Acarie era la cura dei feriti e dei malati poveri. Se ne era sentita chiamata all’età del 14 o 15 anni quando i feriti della guerra di religione affluivano e la peste infieriva a Parigi.
La volontà dei genitori di far sposare Barbe ha contrastato la sua entrata in religione ma il suo ardente desiderio di servire i malati e i poveri è restato integro.
Ecco qualche precisazione sulle condizioni di vita e sulle cure mediche all’epoca :
1) Georges Bordonove scriveHistoire secrète de Paris, tome 2, p. 94. :
« Parigi […] immersa in un’aria nauseabonda […].
Nelle strade, la polvere s’agglutinava allo sterco, alle immondizie, ai rifiuti di ogni specie […]
[C’]era […] un fattore di tubercolosi, d’anemia cronica e d’epidemia di tutte le specie. Vi si aggiungeva una mancanza assoluta d’igiene […]
[I] parigini […] avevano la Senna – che era contaminata -, dai pozzi dove s’infiltravano i rifiuti delle scuderie[…] e 29 fontane […] per 300.000 abitanti.
L’attaccamento di Madame Acarie alla pulizia, citata nell’ottobre 1999 da Bernard YON, trova forse la sua origine in questo stato generale di salute di Parigi. E l’atmosfera era ben peggiore negli ospedali. André DuvalOp. cit., p. 69. spiega la ripugnanza sentita da Barbe Acarie quando vi penetra :
« Quando cominciò ad andare alla pietà, aveva qualche timore naturale, sia dell’infezione del luogo, sia dell’orrore delle piaghe cui occorreva pensare; nondimeno si forzava per sormontare le apprensioni che le venivano».
2) L’ospedale era il luogo delle sofferenze estreme. Ambroise Paré ha inventato la legatura delle artèrie per reimpostare la cauterizzazione delle amputazioni. L’attenuazione della sofferenza non era del tutto d’attualità; Barbe Acarie, nonostante fosse una contessa, non ne beneficia quando gli specialisti rimettono a posto il suo femore rotto in tre punti; e tanto meno avviene negli ospedali dove si curano i poveri.
Al contrario, gli ospedali erano considerati come dei luoghi di repressione : i mendicanti che vi erano ammessi dovevano effettuare dei lavori spesso penosi.
E’ dentro questo ambiente che si immerge Madame Acarie come spiegano, ciascuno alla sua maniera, André DuvalOp. cit., p. 69., la marchesa di Maignelay2236-396v. e Michel di Marillac2236-781r. :
« si vedeva liberamente entrare negli ospedali per medicare le piaghe che facevano sobbalzare i cuori più risoluti ».
« credo che sia stata la prima tra le donne di condizione a essere andata in questi luoghi di miseria ».
« l’ho vista all’ospedale dei feriti vicino a St Gervais, nell’anno 1589, fare medicamenti ai poveri malati, portare loro della biancheria, degli unguenti, dei viveri, consolarli e fortificarli con un’assiduità, una grazia, un’efficacia ammirevole […] tanto più incoraggiata dal fatto che vedeva questi poveri malati tenuti nella sporcizia e a dormire insieme nello stesso letto, e [ciò ] le era grandemente a contraggenio a causa della sua inclinazione alla pulizia. Resistette tanto al suo naturale impulso che venne a desiderare questa stessa condizione. [La] vedevo molto spesso perché l’ospedale era prossimo alla nostra parrocchia e avevamo l’occasione di passarvi ».
Sulle stesse cose Maria, la maggiore delle figlie di madame Acarie, testimonia che nel 15892236-516r. :
« Andava con sua suocera tutti i giorni per medicarli ».
E la madre Jeanne di Gesù, sorella del cancelliere Seguier, riporta ciò che aveva saputo dalla loro madre2235-835r. :
« All’Hôtel-Dieu [specialmente durante l’assedio di Parigi dal maggio all’agosto 1590], passava le giornate intere con tale consolazione che non ne poteva uscire ».
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Non bisogna credere che terminate le guerre di religione e con loro le orribili ferite, madame Acarie si sia disinteressata dei malati e dei feriti. In realtà, scrive André DuvalOp. cit., p. 72. :
« quando era ai campi [cioè in una casa vicino a Troyes], la sua occupazione era di visitare i poveri malati, di preparare lei stessa i rimedi, di pulire le loro piaghe infette, di assisterli e consolarli in tutto ciò che potesse ».
Michel di Marillac conferma queste cure2236-779r. :
« Era ai campi, la sua occupazione di fare degli unguenti e medicine ai poveri »
Ma è certamente dentro il palazzo della rue des Juif, o lì vicino, che esercitava più spesso sua carità. Così Michel di Marillac racconta2236-780v. :
« Cenando in compagnia nella sua abitazione, udì gridare un ragazzo della casa che era ferito. Si alzò all’istante, andò a vedere che cosa c’era, medicò questo ragazzo e ritornò in compagnia ».
André Duval generalizza2236-334r. :
« Impiegava i suoi propri beni ad alleviare il corpo umano in tutte le sue infermità, a tale punto che, mentre la peste infieriva a Parigi, non temeva di ricevere degli stranieri in una casa che le apparteneva ».
2. La sua attenzione ai religiosi
« E’ necessario che della gente dabbene dimori al mondo sia per servire d’appoggio ai religiosi che per soccorrerli nelle loro necessità », scrive André DuvalOp. cit., p. 10..
Era una concezione restrittiva del ruolo dei laici nella Chiesa ma era quella dell’epoca; aiuta ad assaporare meglio la grandezza della costituzione conciliare Gaudium e Spes e anche tutta la Dottrina sociale della Chiesa.
Naturalmente, Barbe Acarie ha aiutato i preti. Citiamo ancora André DuvalOp. cit., p. 73 et 74. :
« Ci fu un dottore chiamato M. Della Rue […] gli preparava con le sue mani ciò che occorreva, tanto il suo cibo, che le medicine che usava […]
Quando qualcuno era malato, se non era della città, offriva la sua abitazione e tutte le altre cose delle quali aveva bisogno […]
Quando altri andavano a predicare alla campagne, se aveva in questi luoghi delle conoscenze, scriveva che si avesse cura di assisterlo […]
Bisogna qui che noti, scrive A. Duval, l’obbligo che ho verso di lei, perché preso da una febbre quartana (forma di paludismo) […] mi fece venire nel sua abitazione dove dimorai circa due mesi […]
Durante il grande inverno del 1608, inviò in molti conventi una grande quantità di legna e tante coperte, temendo che i religiosi morissero di freddo. Fa vergogna, diceva, a noi altre donne, di lasciare tanto patire.
Quando qualche povero prete aveva bisogno d’ornamenti per la Chiesa, glieli donava, al fine che non mancasse di dire la sua messa giornalmente ».
Ecco cinque casi particolari sull’attenzione ai preti, citati da André Duval, che riconosce di essere poco informatoOp. cit., p. 71. :
« Dio sa le numerose carità che ha esercitato; non è possibile dichiararle, perché la maggior parte le ha tenute segrete, ma ce ne sono state anche molte altre che non poteva nascondere ».
Il suo personale ne ha specialmente beneficiato.
3. La sua attenzione al personale e le sue relazioni con gli operai e gli artigiani.
Pierre e Barbe Acarie erano inizialmente ricchi. Vivevano di solito nel loro palazzo rue des Juif. Le loro terre erano situate essenzialmente all’ovest, ad est e a sud di Troyes. Avevano anche una casa di campagna ad Ivry sur Seine. I loro domestici erano numerosi.
Pierre Acarie, benché fosse consigliere nella Camera dei Conti, non era per nulla portato alla gestione dei propri affari; curiosamente, era anche, secondo Michel di Marillac2236-780v., del tutto inadatto in questo campo.
Era dunque la mistica Barbe Acarie che gestiva tutto ed era così il capo d’una piccola impresa comprendente tre imprese e un personale numeroso. E’ questa funzione che attira ora la nostra attenzione.
Per essere fedele al tema dell’esposizione, evocherò dapprima la condotta di Barbe di fronte alle prove speciali dei suoi domestici. L’estenderò in seguito ai semplici bisogni che la loro padrona sentiva o presentiva.
« Se accadeva, scrive André DuvalOp. cit., p. 54, che qualche servitore cadesse malato, aveva cura che niente gli mancasse e che fosse tenuto propriamente. Dava incarico di averne cura a quelli della casa che sapeva più portati alla carità, li visitava spesso e a volte portava lei stessa loro da mangiare, dicendo loro sempre qualche piccola parola di Dio, per incoraggiarli a sopportare il male con pazienza, esortandoli anche a prendere ciò che avrebbe loro dato il medico ».
E questo storico di madame Acarie prosegue a proposito delle lunghe malattieOp. cit., p. 54. :
« Se accadeva che fossero malati per lungo tempo, raccomandava fortemente che non se ne facesse apparire loro il fastidio ».
Egli racconta anche come Barbe Acarie si comportasse in una situazione drammaticaOp. cit., p. 54. :
« Accadde un giorno che uno dei suoi piccoli lacché fosse malato di peste in casa sua. Appena se ne accorse, non volle dire niente agli altri servitori, per paura di spaventarli, ma l’assisté lei stessa e dette così buon ordine a tutto, e con tanta destrezza, che chiunque si avvicinasse, non dubitava del perché lei stessa lo volesse curare ».
Michel di Marillac2236-781v. precisa che « lo mandò a cambiare aria ai campi ».
Si trattò dell’attitudine di Barbe Acarie in dei casi particolari, ma esigeva dai suoi bambini il rispetto dei servitori, si preoccupava della formazione di questi, di verificare la loro carriera come si dice ora, e vegliava che i salari fossero pagati.
André Duval rivelaOp. cit., p. 49. :
« Lei voleva che le sue figlie parlassero ai servitori e serventi della casa molto dolcemente e umilmente, anche quando si trattasse di un lacché; di modo che non avessero osato dirgli : « Fate questo qui o quello »; ma « vi prego » o « Per cortesia », altrimenti n’erano riprese, e il lacché aveva ordine di non obbedire loro senza di quello. Non voleva che nessuno della casa le chiamasse altrimenti che con il loro nome di battesimo, senza aggiunta di madamigella ».
« La Beata, scrive ancora André Duval, non lasciò […] di prenderne una grandissima cura, non potendo soffrire di intenderli giurare o di sapere che lo facessero in sua assenza, né che loro giocassero a carte o altri giochi d’azzardo, o che avessero discordia tra loro […]. Voleva che parlassero dolcemente tra loro, e vivessero come fratelli e sorelle in caritàOp. cit., p. 52 »
« Aveva ugualmente molto riguardo a che tutti i suoi servitori osservassero i comandamenti di Dio e della Chiesa […] dava loro per questo dei buoni libri, comandava di leggere con cura, e di non essere mai oziosiOp. cit., p. 53. ».
Madre Maria di Gesù (de Breaute) conferma che :
« aveva cura che fossero bene composti nel loro esteriore tanto nella modestia, nelle azioni, nelle parole e negli abiti quanto per la loro carità e dolcezza e per il mutuo rispetto degli uni agli altri2235-606v. ».
La stessa testimone mostra come André Duval e Barbe Acarie avevano in questo tempo d’eresia calvinista, la preoccupazione della salvezza dell’anima dei servitori :
« aveva una cura molto particolare […] della salvezza dei suoi domestici »2235-606v.
« trovava dentro la pressione delle sue occupazioni il tempo di intrattenersi con loro delle cose di Dio e ad insegnare [loro] le pratiche delle virtù »2235-607r..
E’ vero che tutti i suoi servitori collaboravano, alla loro maniera, all’azione caritatevole della loro padrona, è ancora madre Maria di Gesù (de Breaute) che lo dichiara2235-607r. :
« il continuo avvicinarsi di tutte le specie delle persone che ricorrevano a questa serva di Dio, teneva tutti i suoi domestici in azione continua e in un ordinario ostacolo ».
André Duval raccontaOp. cit., p. 55 ancora, a proposito del piccolo lacché Etienne che :
« la sua buona padrona lo mise al mestiere presso un tappezziere. Dopo avere fatto il suo apprendistato, la ritornò a trovare, affermandole che era disgustato del mondo, e che aveva fatto voto di verginità e di consacrarsi al servizio di Dio. E’ per questo, a causa dell’opinione della sua padrona, che si decise a servire da sacrestano ai confessori e preti del monastero dell’Incarnazione ».
Ammiriamo in breve il disinteressamento di madame Acarie che si separa da un piccolo lacché che apprezza molto, il collocamento efficace di costui poiché alla fine sia riconosciuto tappezziere, la fiducia e la semplicità del lacché Etienne che torna a rivedere la sua antica padrona e le espone la sua insoddisfazione, l’ascolto di madame Acarie, il suo consiglio e il rispetto per Etienne che prende la decisione finale.
Michel di Marillac, che conosceva bene la società dell’epoca, denuncia le pratiche disoneste del mondo al quale apparteneva madame Acarie, prima di presentare il suo comportamento2236-810r. :
« Chi opera alla giustizia […] gli esempi sono difficili a rimarcare perché se ne incontra raramente ».
In altri termini : nella disonestà generale, i comportamenti giusti come quelli di madame Acarie erano rarissimi.
All’inverso :
« aveva una così gran cura di pagare i servi e le serve, e mai alcuno ha avuto motivo di lamento ».
Lei vegliava d’altronde a restare disinteressata. André Duval ci riporta al riguardo un aneddotoOp. cit., p. 59 et 60. :
« Accadde che un operaio che lavorava d’ordinario in casa sua essendo ammalato, la pregò di volergli fare qualche elemosina, e gliela fece; nel farlo, le venne il pensiero che quest’uomo era necessario alla sua casa. Ben presto si rimproverò interiormente per avere ammesso, nel fare questa carità al prossimo, la considerazione del servizio che ne poteva trarre ».
Le sue attenzioni, il senso della giustizia e la sua carità non si limitavano d’altronde al personale, ma s’estendevano agli operai, agli artigiani, ai coltivatori che incontrava. Michel di Marillac riporta2236-810v. :
« abbiamo insieme fatto conto con numerosissimi operai, muratori, carpentieri, copritetto, tagliatori di pietre, falegnami, vetrai, piombatori, ammattonatori e altri, verso tutti i quali guardava […] nettamente di essere giusta […] tanto che aveva una particolarissima intelligenza del valore di tutte le cose e affermava che occorreva rendere giustizia a Dio così come agli operai ».
André Duval aggiungeOp. cit., p. 134. :
« quando vedeva che tutto era buono e che gli operai avevano bene impiegato il tempo, dava loro qualche cosa in più della giornata ».
E con i mercanti, secondo Michel di Marillac2236-811r. :
« aveva ancora una così perfetta conoscenza delle stoffe […] che non mercanteggiava mai o veramente poco; conosceva le cifre, vedeva le carte e diceva loro francamente : « Questo vi costa tanto, ci dovete guadagnare tanto. Ecco il prezzo che vi occorre ».
C’era necessità che la gente avesse del lavoro; madame Acarie l’aveva bene compreso. Sua figlia Maria dichiara2236-518v. :
« ad un povero ricamatore […] nel bisogno e senza lavoro, avendole fatto compassione, fece fare molti “metz” senza averne bisogno, affermando che trovava bene dare [loro] [e] che questo ricamatore era uomo dabbene e non poteva allora trovare lavoro per sovvenire alla sua piccola famiglia ».
La sua bontà a volte era pagata con nera ingratitudine come ci racconta Jeanne l’Epervier2235-580r. :
« dette del lavoro da fare ad una povera damigella per darle di che guadagnare la sua vita. In luogo dei ringraziamenti, questa damigella affermava che la detta damigella Acarie le tratteneva parte del suo salario e che non la pagava sufficientemente ».
André Duval descrive con precisione le conseguenze della fame nella regione di Troyes e ciò che fece la Beata in favore dei paesani affamatiOp. cit., p. 72.. Io ricordo innanzi tutto che Parmentier non introdusse la coltura della patata in Francia che verso il 1775, vale a dire circa 200 anni dopo la fame in questione.
« Dopo i disordini, avvenne che la fame fu grandissima in Champagne dove monsieur Acarie aveva delle belle terre. La nostra Beata vedeva il popolo errare dei campi per trovare delle radici, con le quali faceva del pane di mallo o residuo di noce, non avendo modo di acquistare del grano. Fu intenerita da una così gran compassione, che cercò tutti i mezzi per soccorrere questa povera gente in una così pressante necessità. Pensava, nonostante i grandi affari che aveva allora la sua casa, di farli lavorare a delle opere delle quali non aveva nessun bisogno, tanto per fare guadagnare loro di che avere del pane che per fuggire l’ozio, padre di tutti i vizi ».
Qualche anno dopo l’uscita del libro d’André Duval, Maria, la maggiore delle figlie Acarie, che l’aveva probabilmente letto e che testimoniò al processo di beatificazione, confermerà quasi parola per parola il racconto di sopra, salvo su un dettaglio che fa fremere; secondo lei, i paesani erano ridotti ad aggiungere a questo pane delle « ardesie macinate »2236-518r..
Queste due testimonianze sono particolarmente interessanti perché permettono di datare i fatti :
- avvennero dopo il bando di Pierre Acarie e la confisca del palazzo di rue des Juif ma prima della caduta di cavallo di Barbe.
- ha 28 anni, sei bambini e non più il marito; sua figlia Maria, che testimonia, nata nel luglio 1585 ha 9 o 10 anni; la rendita degli Acarie è probabilmente ridotta dalla confisca dei beni e dalla cattiva raccolta che ha provocato la fame; i "grandi affari" della sua casa si sono certamente un po’ schiariti ma la sua situazione economica resta difficile.
Queste considerazioni rendono evidente la straordinaria elevazione della carità di madame Acarie e il suo percorso : intenerita da una gran compassione, cerca una soluzione, la trova, pur costosa che sia, e la mette in opera con due scopi : procurare da mangiare, e combattere l’ozio padre di tutti i vizi.
Ecco bene i due obiettivi costanti di Barbe : salvare tutto insieme il corpo e l’anima.
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Riassumiamo : si può in sostanza affermare che, dopo l’enciclica Rerum novarum in 1891, la Dottrina sociale della Chiesa ha tracciato il cammino delle relazioni sociali, ma che madame Acarie l’applicava in qualche modo già nei dintorni del 1600.
4. Il suo aiuto alle donne
Gli uomini non erano esclusi dalla sua carità; si cita per esempio :
- un operaio della pietra,
- un uomo che nutre sei mesi con brodo ristretto e con altre carni,
- un acetaio al quale ha tenuto la testa mentre era trapanata, e che soccorre in seguito,
- i prigionieri che visitava e la famiglia dei quali mandava a pranzare qualche giorno al meseNicolas Pinette de Charnay, 2235-489v..
Ma la sua attenzione alle donne è la meglio conosciuta. E dapprima l’attenzione alle prostitute. Ricordo a questo riguardo che l’espressione « malattie veneree » è utilizzato dopo l’inizio del XVII secolo, cioè dopo l’epoca che studiamo.
LE PROSTITUTE :
Jeanne l’Epervier riporta una frase della Beata2235-580v. :
« sarebbe stato un gran bene se si fosse potuto avere una casa per ritirarvi le ragazze e le donne dissolute. Quando si impediva loro d’offendere Dio anche per una notte, sarebbe stato sempre un gran bene ».
Infatti, è nel palazzo Acarie che le prostitute erano accolte da lei medesima, come l’attesta lo stesso testimone :
« Anch’io vedevo che nella sua casa c’era sempre una quantità di donne dissolute che la venivano a trovare per ritirarsi dal vizio ».
André Duval precisa ancoraOp. cit., p. 464 :
« vi ritirava spesso delle persone in pericolo d’essere perdute, e altre che s’erano lasciate trascinare al peccato; e la sua casa era alle une un asilo, e alle altre una scuola di castità, che le cambiava immediatamente in caste colombe, avendo il vizio in orrore e prendendo la ferma risoluzione di non cadere più in simili mancanze ».
Michel di Marillac rincara2236-780r. :
« posso assicurare che in tutto questo tempo che l’ho frequentata […] non l’ho mai vista un momento che non avesse qualche pensionante di questa qualità e spesso molti ».
Ma quest’accoglienza non doveva essere eterna; lo spiega lo stesso Michel di Marillac2236-778v. :
« C’erano attorno alla sua abitazione, nella stessa via o nel vicinato, diverse case di piccole famiglie presso le quali faceva ritirare le povere ragazze o donne dissolute o in pericolo di esserlo, nelle quali invitava le une a vivere, alle altre dava qualche denaro per provvedersi e pagare l’affitto della loro camera.
Oltre a ciò, aveva cura di visitare e di inviare a chiedere per sapere il modo della loro condotta, consegnava loro dei buoni libri da leggere, forniva opere da fare per lavorare, sia in biancheria, in drappi, che in tappezzeria, al fine che esse non fossero oziose.
[…]
Finiva che metteva alcune a servizio con della gente dabbene, altre erano maritate, altre vivevano guadagnando con onesto lavoro, altre ancora entravano in religione secondo il mezzo che loro procurava, conducendo i loro affari come se fossero state le sue figlie. Le provvedeva a tutta quanta la spesa tanto del suo che di ciò che altri fornivano grazie alla sua opinione e persuasione ».
Tutto ciò esigeva in effetti importanti risorse. Madre Maria di Gesù (de Breaute), che ha conosciuto Barbe Acarie « al tempo della sua giovinezza »2235-604r., che le rendeva visita « due o tre volte la settimana »2235-606v. e che testimonia dunque da laica bene informata (anche se alla fine è entrata al Carmelo), c’illumina sul tema2235-619r. :
« la sua carità era così riconosciuta che quelli che volevano fare qualche grand’elemosina gliela mandavano, per farne la distribuzione secondo le necessità. E io so in particolare che il Re Enrico IV desiderando dare qualche somma di denaro ai poveri, mandava a pregare questa serva di Dio di incaricarsi di distribuirla ».
Madre Maria del Santo-Sacramento (de San Leu), precisa a sua volta2236-188v. :
« Questa beata non si contentava d’impiegare tutti i suoi beni per il servizio di Dio e del prossimo, ma domandava l’elemosina alle persone ricche e pie per contribuirvi … mi rammento che nella sua casa c’erano diverse borse e un armadio dove c’erano le elemosine di qualche gran dama, e questa beata le dava in custodia alla sua figlia maggiore per distribuirle alla necessità e alle occasioni ».
Madre Luisa di Gesù (Jourdain), prima carmelitana professa di Pontoise, attesta in un aneddoto che Barbe Acarie rendeva conto dell’impiego delle somme che le erano affidate2236-723r. :
« un giorno facendo un conto con delle persone, rimanemmo a lungo tempo senza potere trovare questo conto. C’era un errore di cento scudi […] prese lei stessa i “gettoni” e fece i conti per lungo tempo …] ».
Riassumendo, madame Acarie si comportava lei sola come una vera associazione di beneficenza dei nostri giorni, riunendo dei fondi e gestendoli, catalizzando delle energie, pagando largamente con la sua persona e la sua fortuna, prendendo il male alla radice e accompagnando le interessate fino al loro completo ristabilimento.
Era anche attenta alle altre donne.
LE ALTRE DONNE :
Ecco qualche fatto riportato da André Duval nel suo libro o da Michel di Marillac nella sua deposizione scritta al processo di beatificazione di suor Maria dell’Incarnazione :
« una damigella,che era stata messa all’Inquisizione, aveva tre figlie molto belle, bene ornate, sane, in gran pericolo per la loro pudicizia. Madame Acarie le sistemò in un’abitazione prossima alla sua. Si prese cura di occuparle e farle istruire. La seconda fu religiosa a Montivilliers2236-781v. ».
« Una povera ragazza, sedotta da un gentiluomo e abbandonata, era quasi alla disperazione; voleva uccidersi, lei e il suo bambino, e si dava dei grandi colpi sul ventre. Inviata a Parigi, fu indirizzata a madame Acarie che la fece stare dolcemente in una casa vicina dove fu trattata bene e partorì felicemente, prima di ritornare nel suo paese con buone istruzioni e ben disposta al timore di Dio2236-779v. ».
« Una povera donna, ridotta ad un’estrema necessità, venne a Parigi con il fardello di sei bambini al fine di trovare loro da mangiare; vi riuscì presso madame Acarie che prese cura di lei e dei suoi bambini. Ma questa donna, dopo qualche tempo, se n’andò senza dire addio e le lasciò tutti i suoi bambini sulle braccia senza che si potesse sapere dove se n’era andata. La nostra Beata si caricò di questi sei bambini, e li raccolse con tanto amore e carità come se fossero stati i suoi propri, facendo loro apprendere un mestiere, perché potessero un giorno guadagnarsi la loro vitaOp. cit., p. 71. ».
Quest’attitudine di madame Acarie riguardo ai bambini ci sembra molto bella ma, vista nel contesto dell’epoca, è straordinaria. È ciò che padre Dujardin ci ha spiegato il 25 marzo 2000 a proposito dell’infanzia di Gesù, segno del suo abbassamento : l’infanzia era allora considerata come un periodo di « bassezza », di « povera umanità ».
« Madame Acarie fece per lungo tempo dormire vicino a lei una ragazza che aveva bisogno di una continua assiduità sul suo spirito, benché fosse malata e sofferente di un deviamento e aveva quasi tutta la notte la bacinella sotto di lei2236-780v.. E ciò durò per molti mesi ».
Chiaramente, lo stato di salute fisica e psichica di questa persona necessitava di un’attenzione e di un aiuto costanti. E’ Barbe Acarie che assicurò personalmente questo servizio tutte le notti e per molti mesi.
Si può accostare quest’attitudine di Barbe a quella che ha avuta con il lacché Vincent colpito dalla peste : in quest’ultimo caso, c’è pericolo di morte e si riserva la cura del malato; nell’altro, bisogna continuamente vegliare su una persona, allora è lei che veglia la notte.
Il suo aiuto alle donne si prolungava dunque per il tempo necessario al riprendersi delle interessate; praticava la carità nella continuità e nell’efficacia, con molto realismo.
5. Carità di Barbe Acarie verso suo marito
Che Barbe Acarie avesse avuto mille attenzioni per suo marito, mi sembrerebbe essere stata la minima delle cose perché era suo marito; di più la sorte di Pierre Acarie non era facile; Boucher ci riporta le sue paroleJ.M.A. Boucher Vie de la Bienheureuse Marie de l’Incarnation dite dans le monde Mademoiselle Acarie, Paris, Librairie Régis Ruffet, 1873, p. 91. :
« E’ una cosa molto scomoda avere una moglie così virtuosa e di così buon consiglio ».
Lei riceveva d’altra parte tante persone nel palazzo della rue des Juif che il povero uomo quasi non si sentiva più a casa sua. Marguerite Acarie rivelò a questo riguardo che2236-427r., da piccola, ha per lungo tempo dormito nella camera di sua madre. Barbe stessa ha assicuratoMère Marie de Saint-Joseph Fournier, 2236-108r. che qualche volta ha donato il suo letto ad una persona di passaggio. Pierre Acarie vedeva poco sua moglie, era abbassato, di fatto, ad un rango modesto. Aveva delle scusanti, ma che sia diventato spiacevole e penoso a sopportare, è il meno che si possa dire.
Barbe, ipersensibile agli altri, aveva evidentemente una perfetta conoscenza del disagio della situazione di suo marito. E’ probabilmente un po’ per rimediare a ciò che per quanto possibile obbedì a lui in tutto … anche se aveva altre ragioni per agire così.
Le testimonianze abbondano riguardo a quest’obbedienza e alle sue forme :
Michel di Marillac2236-753r. :
« un’estrema cura di stornare (dal suo sposo) tutto ciò che poteva dargli qualche pena ».
Suor Maria di Gesù (de Tudert)2235-540v. :
« Non c’era cosa al mondo che fosse capace di turbarla come il pensiero che suo marito si adirasse ».
Madre Maria del Santo-Sacramento (de Saint Leu)2236-209v. :
« Con quale prudenza si adattava agli umori di monsieur suo marito e come cercasse di contentarlo in tutto ».
Certo, Barbe era aiutata in questo dalla passione che l’animava e della quale suor Maria di Gesù (de Tudert) rende pudicamente conto2235-560v. :
« ho udito dire da lei che non stimava molto la virtù di un’anima le passioni della quale non si smuovevano punto ».
E Michel di Marillac che, durante gli ultimi dodici anni della vita di Barbe nel mondo, non restò mai più di due giorni senza incontrarla per aiutarla nei suoi affari e progetti, testimonia che quest’amore non s’affievolì mai fino alla morte di Pierre :
« mai nulla raffreddava né rilassava l’amore tenero che aveva verso lui, il più grande che abbia visto in una persona ».
Noi altri laici sposi conosciamo questi periodi più o meno estesi d’amore cieco durante i quali il minimo desiderio dell’altro è inteso come una dolce obbligazione. Nella coppia Acarie, non erano dei periodi ma la vita tutta intera; l’antico servitore Edmond de Messa l’attesta2236-384v. :
« gli obbediva come un bambino ».
Qual è la vera portata d’una tale affermazione ?
- L’obbedienza della moglie al marito era nei costumi dell’epoca, di modo che una certa obbedienza di Barbe verso Pierre era logica.
- Tuttavia, i testimoni sono scandalizzati dall’autoritarismo di Pierre verso sua moglie. Questo prova che, anche all’epoca, era molto esagerato.
- Ma, giustamente, dentro il menage, Barbe godeva di un potere che le altre donne non avevano : a seguito del disinteresse e anche, secondo Michel di Marillac, della curiosa inattitudine di Pierre alla gestione familiare, c’era Barbe che incassava le rendite e pagava le spese della famiglia. Era certo un incarico pesante e malagevole perché tra le altre cose Pierre comprava a caro prezzo per donarli, molti libri senza avvertire sua moglie. Ciò non impediva che il potere economico, di fatto, probabilmente conferisse a Barbe una relativa autonomia.
- La sua obbedienza assoluta era più che meritoria… e incomprensibile per il volgare osservatore.
- Alcuni indizi ci permettono tuttavia d’accettare intellettualmente un’obbedienza anche totale :
- a) Questa obbedienza non era infantile : per esempio, quando Pierre interdiceva a sua moglie d’andare dall’alba fino alla sera sul cantiere di costruzione del monastero parigino, nel 1603-1604, gli dimostrava che la sua assenza era dannosa al buono svolgimento dei lavori; ma alla fine, se ne rimetteva a Dio perché conducesse suo marito a cambiare opinione.
- b) Come sottolineava qui alla nostra attenzione il padre Houdret il 5 novembre 2000, Barbe cercava tutte le occasioni d’umiltà. Citava a questo riguardo un passaggio del libro d’André DuvalOp. cit., p. 362. e diceva che :
- c) Barbe obbedì non solamente a suo marito ma anche :
- – Nel mondo, al suo confessore e al suo direttoreAndré Duval, op. cit., p. 60.,
- – In religione, alla sua priora che chiamava il suo « Gesù-Cristo in terra ».
« L’umiltà era un abisso in profondità, perché non si può andare fino in fondo del suo niente, e la carità, un abisso in altezza, perché non si può raggiungere la cima ».
Obbedendo a suo marito, Barbe Acarie cercava di immergersi dentro un abisso d’umiltà e di praticare ancora più in alto la carità. E’ ciò che dichiara madre Maria di Gesù (de Breaute)2235-628v. :
« riceveva i rimproveri di Monsieur Acarie con una profondissima umiltà ».
Quest’ultima nota mi suggerisce una spiegazione teologica :
Come il Figlio, in tutto uguale al Padre, si è fatto obbediente al Padre, Barbe Acarie, uguale a Pierre Acarie e anche migliore a ben guardare, si è fatta obbediente a Pierre, d’umiltà e di carità, d’amore. E’ un’ipotesi personale e credo che la sposa Barbe non abbia obbedito allo sposo Pierre perché lei era la donna e lui l’uomo, ma penso che volesse essere infinitamente piccola e manifestargli un amore infinitamente grande. Se fosse stata il marito avrebbe agito ugualmente. Lo ripeto, è una mia opinione personale.
CONCLUSIONE
Maria Acarie riassume così molto chiaramente la carità di sua madre2236-516v. :
« Si offriva a tutti di un cuore così franco e si rendeva così pronta a soccorrere che tutto il mondo veniva a lei con un’intera libertà e fiducia, a qualsiasi ora, al mattino, alla sera, durante il pasto, di modo che non aveva un’ora per lei ; tutto il mondo era il benvenuto […] esercitava la carità così fortemente e assiduamente che non dava riposo né al suo corpo né al suo spirito ».
Perché tanta apertura agli altri nel bisogno ? Maria Acarie, André Duval e Marguerite di Gondy ci trasmettono quattro assi di riflessione :
« Lo spirito di Dio non è punto ozioso. Le persone che non vogliono far niente sono piuttosto carnali che spirituali »Marie, 2236-519r..
« Quando si da il proprio tempo a Dio, se ne trova per tutto il resto »Marguerite de Gondy, 2236-403r..
« Imparava a non tralasciare nulla per piccolo che fosse, quando vi vedeva qualche vantaggio per il prossimo André Duval, op. cit., p. 62.».
« Quanti poveri ci sono sulle strade del mondo che loderebbero Dio altrimenti che io faccia, se fossero calzati meglio di me ?André Duval, op. cit., p. 435, et sœur Marguerite de Saint-Joseph 2235-769r. ».
Orazione e carità, carità e orazione, incastrate l’una dentro l’altre, strettamente associate. Era la pietà restaurata di cui parla santa Teresa d’Avila quando apparve a madame Acarie nel 1601 :
« La Beata Teresa apparve visibilmente a [Barbe] che faceva orazione e l’avvertì che tale era la volontà di Dio in questi termini : "Come io ho arricchito la Spagna di quest’Ordine molto celebre, così TU CHE RESTAURI LA PIETA’ IN FRANCIA, hai il compito di far beneficiare questo paese dello stesso beneficioAndré Duval, op. cit., p. 330r. ».
Era la pratica esclusiva, generale e permanente dell’orazione e della carità che rendeva Barbe Acarie adatta e degna d’introdurre il Carmelo in Francia. Questo non è un ragionamento umano, è un’affermazione divina : « Tu che restauri la pietà…», introduci il Carmelo in Francia.